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Ci mancavano i vecchietti del BarLume

Torna il giallo di Marco Malvaldi che ha preferito la carriera letteraria a quella universitaria ma nel libro c’è la Normale di Pisa

Ci mancavano i vecchietti del BarLume
Ci mancavano i vecchietti del BarLume – che in uno dei nostri innumerevoli cloud immaginari esistono davvero. Li ripropone – narrativamente; per la fiction c’è Sky con il ventesimo capitolo – il loro creatore: lo scrittore pisano quasi 50enne Marco Malvaldi, che ha scelto la carriera letteraria a quella universitaria, ma che nei suoi gialli non riesce a dismettere la sua mentalità scientifica.
La nuova puntata della fortunata saga giallesca si chiama “La morra cinese (pagg. 264, euro 15; Sellerio)”. Pineta, primavera inoltrata, ma Massimo il barrista non riesce ancora ad avere la Tosap per i tavolini del BarLume e Tiziana la socia del Viviani è un po’ nervosa. Solo ai vecchietti non manca materiale di disputa: la destra ha vinto le elezioni in paese ed Ampelio e Pilade non riescono a farsene una ragione, mentre il Rimediotti ed Aldo sono per la conservazione. A questo si somma il solito delitto Stefano Mastromartino: uno studente universitario di Lettere pisano viene catafottuto dal terzo piano del Comune ed il vicequestore Alice – compagna del Barrista – si dà da fare per trovare il colpevole.
È a Massimo che tocca quindi di occuparsi di Matilde la figlioletta infante di questa strana coppia di nerd pentiti che non smettono di esserlo (nerd). Il Comune in quel frangente stava per vendere il Bosco Torto una zona dove dovrebbe sorgere una lottizzazione edilizia privata e questo particolare – unito alla possibile presenza di usi civici ancora cogenti – avrebbe spinto il/ i potenziali assassini a sbarazzarsi dello studente che stava preparando – per conto del Professorissimo Viterbo della Normale – una tesi di laurea che partiva dall’archivio di un nobile decaduto, il Serra Catellani (la cui famiglia era stata proprietaria del Bosco… ).
Una matassa ingarbugliata a cui Alice avrebbe trovato soluzione ma senza dare retta alle capacità sistemiche del compagno espresse in un ‘grafo’. La soluzione emergerà inaspettata e come molte volte accade sarà figlia di motivazioni molto basse ed utilitaristiche lambendo versi inediti di Leopardi. La bravura a nostro avviso di Malvaldi sta in questa capacità di bene miscidare mistero e mentalità scientifica. Ma in più c’è anche un’ironica osservazione del reale odierno ed anche il dono di una lingua sua propria: veloce, colta, leggera.
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