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Il segreto de “I delitti del BarLume”

Lo scrittore Malvaldi “tiene assieme intelligenza, trama, personaggi, poesia: insomma la vita che in questo tempo individualistico pare mancare”

Il segreto de “I delitti del BarLume”

Perché parlare di una fiction che è alla settima stagione – 14 episodi autoconclusivi – e che ha oramai il suo pubblico consolidato? Perché “I delitti del BarLume” – Sky Cinema Uno e Tv8 – sono il classico esempio positivo del cortocircuito virtuoso tra autori e produzioni televisive.

Lo scrittore Marco Malvaldi – inventore della serie letteraria dei Delitti – è un fisico pisano che si avvicina a passi spediti verso i cinquant’anni e che mantiene il giudizio che ne demmo all’esordio: “tiene assieme intelligenza, trama, personaggi, poesia: insomma la vita che in questo tempo individualistico e di ballottaggi pare mancare”. In più sulla scorta di autori classici ha preso anche gusto nelle cronachette storiche di Sciascia: creando la saga de “Il borghese Pellegrino” dove trasforma l’Artusi in un involontario investigatore.

Ma torniamo alla fiction: il BarLume è un microcosmo ambientato nell’immaginaria Pineta – una Vigata di costa toscana – che vede Massimo Viviani (Filippo Timi, che dall’inizio della serie è diventato sempre più magro) – titolare dell’omonimo BarLume -, contribuire a volte involontariamente, in forza del suo talento matematico, alla risoluzione dei delitti che nella cittadina si verificano “una volta all’anno”. È la vice-questore Vittoria Fusco (Lucia Mascino) che se ne serve in maniera sbirresca, mentre Viviani rimbalza tra le sue donne sempre confortato – lui “Bimbo” – dai suoi “Bimbi”: la posse geriatrica costituita da Pilade (Atos Davini), Aldo (Massimo Paganelli), il Rimediotti (Marcello Marziali), l’Ampelio (Carlo Monni).

Nel corso della serie anche il Viviani si eclissa ed il BarLume diviene il regno della Tizzy (Enrica Guidi) e del suo fratellastro Peppe Battaglia (lo straordinario attore Stefano Fresi) e nella serie fa il suo ingresso anche l’assicuratore veneto Pasquali (che esalta il talento del poliedrico Corrado Guzzanti).

Insomma un bel cast allargato che resiste ad accantonamenti di protagonisti prima centrali. Il segreto del BarLume è quello della scrittura di Malvaldi che non si diluisce nella trasposizione televisiva nella connotazione di personaggi solidi perché autentici nella loro solida luce letteraria.

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