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Portanova: «Io avrei diritto di giocare, ma la vicenda più che giudiziaria è mediatica»

Conferenza stampa alla presenza dell’avvocato, che accusa: «La ragazza dice che il consenso non c’è stato, ma le sue chat dicono altro»

Portanova: «Io avrei diritto di giocare, ma la vicenda più che giudiziaria è mediatica»
Genova 06/05/2022 - campionato di calcio serie A / Genoa-Juventus / foto Image Sport nella foto: Manolo Portanova

Il calciatore del Genoa, Manolo Portanova parla in conferenza stampa dopo la condanna di sei anni di reclusione in primo grado con il rito abbreviato per violenza sessuale di gruppo. Accanto a lui c’è il suo avvocato, Gabriele Bordoni.

Portanova:
“Innanzitutto voglio ringraziare tutte le persone presenti. Io, mio padre e il mio avvocato ci tenevamo a questa conferenza stampa. Penso che il nostro silenzio sia durato troppo. Quello che posso dirvi è che soffro per tutto quello leggo e per le persone che ne fanno parte. Fino a poche settimane fa il mio unico sfogo era quello di indossare la maglia più bella del mondo per me e per mio padre. Sto rinunciando al sogno di un bambino. Tutto quello che ho ottenuto non me lo ha regalato nessuno, neanche mio padre. Io avrei diritto di giocare, ma la vicenda più che giudiziaria è mediatica. Oggi non porto ipotesi, ma prove, che presenterà il mio avvocato“.

Interviene l’avvocato di Portanova spiegando perché ha deciso, con i Portanova, di rompere il silenzio stampa.

“Sono anche giornalista pubblicista, non ho nulla contro l’informazione. Quando l’informazione arriva solo da una parte, solo da un unico punto di vista, non ci si può meravigliare se poi le notizie arrivano in via unidirezionale. Il silenzio quindi va rotto, se no viene malinteso”.

L’avvocato di Portanova prosegue:

“In questa vicenda l’attenzione mediatica si spiega perché Manolo è uomo di sport e quindi serve ancora più lealtà. Oggi in questo confronto mi interessa una riflessione comune leale e libera anche su argomenti che nel processo di Manolo vedremo assumere una grande importanza anche per i nostri giovani. Ci si deve anche chiedere perché ci sia un aumento delle vicende simili a quelle che ha interessato Manolo. Tutte vicende che coinvolgono uomini, donne. È una cosa che interessa soprattutto i giovani. Per essere chiamati a rispondere a un fatto, bisogna capire come quel fatto viene inteso penalmente. La nostra Corte di Cassazione ci ha consegnato tante sentenze sulla violenza sessuale e bisogna capire bene alcune cose”.

Il legale continua:

“Nell’ambito di un incontro sessuale ci si deve mettere dal punto di vista di colui che dissenta in maniera pantomimica. Cosa vuol dire pantomimico? Significa partire dal presupposto che sia un no, ma che tu puoi con alcuni comportamenti trasmettermi una tua adesione pur non dicendolo. Sono concetti difficili. Consenso presunto, consenso pantomimico. Sono concetti difficili per i giovani, che invece si esprimono in maniera molto più esplicita. Mi sono riscoperto un fossile andando a esaminare le espressioni che sono uscite dai telefono di questi ragazzi, che hanno un approccio disinibito sia da parte maschile che femminile. I tempi sono cambiati. Far capire i concetti di consenso presunto e pantomimico ai ventenni di oggi è complicato. Bisogna guardare ai dettagli. Nelle vicende di natura intima, è difficile avere delle testimonianze di altri che non siano coinvolti in quella vicenda. Bisogna capire le parole di tutti i protagonisti, senza pregiudizi. Soltanto dai particolari si può arrivare a risolvere un equilibrio tra chi mente e chi dice la verità, un equilibrio che il più delle volte sta al 49% e al 51%”.

L’avvocato sottolinea l’importanza delle prove.

“Manolo, cittadino italiano, chiede al suo difensore perché non è stato preso in considerazione tutto quello che abbiamo presentato. Nella sentenza nessun elemento è stato minimamente considerato, non contraddetto, se fosse stato contraddetto me ne sarei fatto una ragione e avrei imposto a Manolo e a Daniele quel silenzio che fino a oggi c’è stato e avrei dato le stesse prove ai giudici di appello. Nel momento in cui non ho avuto il piacere di leggere nemmeno una riga di replica a tutto ciò che avevamo fatto, mi sono sentito poco rispettato e frustrato. L’imputato è non colpevole fino al terzo grado di giudizio e deve essere rispettato”.

Sull’appello:

“L’appello che presenteremo è già scritto perché dovrò contraddire le pochissime pagine della sentenza ricevuta e andrò a riproporre tutto quello che avevo già portato al giudice di primo grado. Una mole enorme di documenti che purtroppo non sono stati presi in considerazione. Le pagine del giudice sembrano non voler dialogare”.

Sul dissenso della ragazza oggetto di violenza:

La ragazza ha assunto ex post che il consenso non ci sia stato. Tra i tanti messaggi ce ne erano alcuni che ci sembravano significativi. La stessa ragazza nelle ore immediatamente successive alla serata chattando diceva di non aver mai espresso un consenso, di non essersi mai opposta e di non aver saputo gestire la situazione. Le sentenze sono pubbliche, chiunque può leggerle. Io ho sempre pensato che si dovesse partire da quel punto per approfondire e capire cosa fosse accaduto nella mente di questa ragazza fino al cambio e al dire ‘io ho manifestato dissenso’. Nella sentenza leggiamo che il dissenso è stato manifesto e protratto sempre, ma non è così. Non lo dico io, lo dice lei in quei messaggi. Questo era l’aspetto su cui noi ci eravamo impegnati per mesi, ma non è stato preso in considerazione”.

L’avvocato sembra accusare la ragazza.

“Penso di aver sviluppato una buona capacità per capire chi mi mente, lui mi ha detto le stesse cose che ha poi ripetuto in tutte le sedi. Rimane la parola modificata nel tempo di questa ragazza che dice ‘No a un certo punto io ho manifestato il dissenso’. Allora andrebbero fatte delle verifiche per capire la veridicità di questa unica voce narrante che ha cambiato la sua versione nel tempo non si sa per quali motivazioni”.

  

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