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Portanova, le motivazioni della sentenza: «il dissenso della ragazza abusata era inequivocabile»

«Voleva avere un rapporto sessuale solo con Manolo e non uno di gruppo. Il dissenso è stato evidente e manifesto da subito e per tutta la durata del rapporto»

Portanova, le motivazioni della sentenza: «il dissenso della ragazza abusata era inequivocabile»
Mg Genova 18/03/2022 - campionato di calcio serie A / Genoa-Torino / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Manolo Portanova

Oggi sono state svelate le motivazioni della sentenza sul caso Portanova. Il giocatore del Genoa è stato condannato per aver violentato una donna nella notte fra il 30 e il 31 maggio 2021, insieme ad altri tre soggetti, tra cui lo zio, in un appartamento di Siena.

La decisione della corte è stata condannare il giocatore a 6 anni di reclusione. La Gazzetta dello Sport riporta le motivazioni della sentenza:

«Il fatto ha visto il coinvolgimento di quattro persone, tra cui un minore, è durato tra i 40 e i 60 minuti, i rapporti sessuali sono stati ripetuti e in alcuni momenti contemporanei, la ragazza è stata colpita con schiaffi, ha riportato lesioni in termini di malattia organica e psichica. La ragazza abusata manifestò la propria volontà di voler avere un rapporto sessuale solo con Manolo e di non volerne uno di gruppo con i quattro ragazzi, volontà espressa in modo ripetuto e inequivocabile. Il suo dissenso è stato sin da subito, e per tutta la durata del rapporto sessuale di gruppo, evidente e manifesto».

E ancora, la ragazza con cui Portanova ha fatto sesso

«ha colpito Manolo sulla pancia, infine ha rinunciato a reagire e passivamente, come un automa, ha fatto quello che le è stato chiesto di fare ed ha subìto quanto i quattro ragazzi hanno posto in essere. Elementi concordi depongono per una rilevante gravità del fatto ed ostano al riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, non potendo esse giustificarsi esclusivamente sulla base di età, incensuratezza e manifestata comprensione della sofferenza della persona offesa».

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