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Gnocchi: «Spero che il Napoli vinca lo scudetto, ma la conferenza di Spalletti sarà difficile da sopportare»

A La Stampa: «A meno che non la faccia De Laurentiis. Se il presidente facesse “Natale in Georgia” con Lobotka e Kvara, sbancherebbe anche al box office». 

Gnocchi: «Spero che il Napoli vinca lo scudetto, ma la conferenza di Spalletti sarà difficile da sopportare»
Db Roma 23/10/2022 - campionato di calcio serie A / Roma-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

Su La Stampa, un’intervista a Gene Gnocchi. Debutta domani sera con il nuovo spettacolo “Movimento del Nulla”, a
Fidenza. Nella chiacchierata con Adriana Marmiroli si parla anche di calcio. A Gnocchi viene chiesto chi, secondo lui, vincerà il campionato. Risponde che si augura vinca il Napoli, per il calcio che sta esprimendo in questo momento, il migliore in Italia. Ma sarebbe difficile, aggiunge, sopportare la conferenza stampa di Luciano Spalletti, la definisce la “peggio cosa che potrebbe accadere”. Sarebbe molto meglio se, a parlare, dopo la vittoria, fosse il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis.

«Spero il Napoli: esprime il miglior calcio del momento. Che è un momento obiettivamente poco esaltante per il più bello sport del mondo. L’unico problema sarà la conferenza stampa di Spalletti: la peggio cosa che possa accadere. A meno che non la faccia De Laurentiis».

De Laurentiis è meglio come presidente che come produttore? Gnocchi unisce i due campi di azione del patron.

«Basterebbe che facesse un “Natale in Georgia” con Lobotka e Kvaratskhelia, che hanno pure la faccia giusta, e anche al box office sarebbe cosa fatta».

Gene Gnocchi parla anche di Vialli e Mihajlović. Li ha conosciuti entrambi, anche se in fasi diverse della sua vita.

«Con Sinisa ci siamo più volte incontrati sul treno al lunedì sulla tratta Bologna-Roma: chiacchieravamo. Era una persona che non ne sapeva solo di calcio. Vialli invece lo incrociai sul campo ai tempi in cui, ragazzino, militava nella Cremonese e io giocavo tra i dilettanti, ci si incrociava in partitelle locali: era un fenomeno già allora. Ricordo una partita sotto l’acqua e nella melma: mi pitturò la faccia di una manata di fango. Fatto nel modo giusto, fu un gesto di una simpatia spaziale».

Gnocchi parla della sua passione per il calcio.

«Il calcio è la mia vita. Chi nasce calciatore, muore calciatore nella testa. Quando passo vicino a un qualunque campetto di periferia, mi viene il magone pensando al campione che avrei voluto diventare e non sono stato».

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