Per la Fia forse sono più preoccupanti i messaggi pro lgbtq+ di Vettel o la lotta contro il razzismo di Hamilton che l’avere nel paddock un ex presidente che ha abissato la democrazia

Al Gran Premio di Miami, la Formula 1 ha realizzato uno spettacolo grottesco, con Donald Trump a passeggiare tra i box. Eppure, i messaggi politici sono sempre stati un problema per la Fia. Questo è il controsenso che mette in luce la “Faz” parlando della presenza dell’ex presidente americano nel paddock.
“Domenica la Formula 1 ha aiutato l’ex presidente americano Trump, che aveva urgente bisogno di soldi durante la campagna elettorale, a tenere una manifestazione gratuita davanti a centinaia di milioni di telespettatori in tutto il mondo. Ha corteggiato qualcuno che ha fatto prendere d’assalto il Campidoglio dai suoi sostenitori perché non gli piacevano i risultati elettorali e contro il quale pendono diversi procedimenti penali. Trump ha percorso la corsia dei box come un re, ha salutato durante l’inno nazionale e ha stretto la mano ai bambini in fila, insieme a Mohammed bin Sulayem, il presidente della Federazione Internazionale dell’Automobile FiAa, che era visibilmente a suo agio accanto a Trump. Lì i due si sono ritrovati”.
Trump nel paddock. Gli hanno pure fatto credere di essere il portafortuna della McLaren
Ma questo porta ad un’incongruenza: “Ma aspetta. I messaggi politici non sono da tempo una spina nel fianco della Fia? Lo dice il regolamento: “Dichiarazioni o commenti politici, religiosi e personali da parte dei ppiloti comportano sanzioni“.
Una volta di troppo Sebastian Vettel ha utilizzato una maglietta per promuovere la solidarietà con la comunità Lgbtq+ e Lewis Hamilton ha denunciato la violenza della polizia contro i neri. Ma a Trump, pericoloso e imprevedibile, che ha portato la democrazia nell’abisso, è stato permesso di fare il suo sfogo.
Trump ha interpretato la parte del presidente “considerava la prima vittoria di Lando Norris come opera sua e pensava di essere il portafortuna del pilota della McLaren. A Trump è stato permesso di visitare il team prima della partenza e di mettere l’amministratore delegato Zak Brown davanti al carro. Mentre chiacchieravano davanti al garage, Trump ha fatto un ampio sorriso, ha alzato il pugno destro in aria e ha gridato “Usa! Usa!”.
Dopo la vittoria di Norris, Trump e ben Sulayem hanno teso una trappola al pilota “nella quale il 24enne è caduto, intontito dal suo primo trionfo in Formula 1: raggiante, Norris ha parlato entusiasta di “Donald”, per il quale aveva molto “rispetto”. Un completo successo per Trump, questa visita al volo. Poi aveva un altro appuntamento a cui presenziare. Niente corse automobilistiche questa volta, solo il solito: un appuntamento in tribunale a New York. Si tratta di denaro nascosto e di documenti falsificati. In Formula 1, a quanto pare, c’è chi tiene le dita incrociate per lui. Grande”.