A Specchio: «Oggi i calciatori sono tutti più fisici e più tattici, ma il livello tecnico è calato. Una volta gli scarsi erano l’eccezione, oggi sono quasi la regola».
Su Specchio un’intervista a Gene Gnocchi. Parla del suo “Rompipallone”, il corsivo sulla prima pagina della Gazzetta dello Sport.
«E’ molto più difficile la televisione. Anche perché gli argomenti da qualche tempo sono sempre gli stessi: la pandemia, la guerra, poi la pandemia, poi di nuovo la guerra. Il “Rompipallone” va avanti ormai da quattordici anni, è diventato il mio divertimento quotidiano».
A proposito di pallone, quello vero: gioca ancora?
«Purtroppo no. Ho una protesi al ginocchio. Mi sono convertito al tennis».
Tennis o padel?
«No, no, tennis, per carità».
Sembra di capire che sia d’accordo con Nicola Pietrangeli quando dice che il padel è il trionfo delle pippe.
«D’accordissimo. In sostanza, si tratta di buttarla di là. Nessuna finezza».
È meglio come tennista o come calciatore?
«Diciamo diverso. Come calciatore, ero un raffinato di piedi buoni. Come tennista, un pedalatore, uno che gioca da fondocampo».
Confessi che il calcio le piace ancora di più.
«Certo. Chi nasce calciatore muore calciatore».
Faccia allora i nomi di calciatori che le piacciono.
«Rivera, Platini, Zidane, Van Basten, Maradona… quelli che potevano fare cose che agli altri non erano concesse».
Tutti pensionati, però. Uno in attività?
«Messi, allora».
Si gioca meglio oggi o ai tempi dei signori che ha elencato sopra?
«Oggi sono tutti più fisici e più tattici. Infatti si allenano molto di più: quando io giocavo in serie D, si facevano tre allenamenti alla settimana, adesso sono sei o sette. Però mi sembra che il livello tecnico sia calato. Una volta gli scarsi erano l’eccezione, oggi sono quasi la regola».
Che differenza c’è fra uno sportivo e un tifoso?
«Lo sportivo riconosce i meriti dell’avversario, il tifoso no. Se la sua squadra perde, è subito complotto, congiura, arbitro venduto».
Il programma che rifarebbe?
«Mai dire goal. Mi sembra che in questo momento nel mondo del calcio ci sia bisogno di ironia e soprattutto di autoironia. Sono tutti così seriosi…».