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El Paìs: «Il Napoli di De Laurentiis è un modello contro la deriva semi-feudale del calcio»

“Purtroppo non impedirà l’inarrestabile deriva del calcio che procede a tutto vapore verso uno scenario dove il merito non conta”

El Paìs: «Il Napoli di De Laurentiis è un modello contro la deriva semi-feudale del calcio»
Aurelio De Laurentiis, produttore cinematografico e imprenditore italiano, fondatore, insieme al padre Luigi, della Filmauro, nonché presidente del Napoli all’Assemblea pubblica “Coesione Sud” organizzata dall’Unione Industriali di Napoli (KontroLab)

Hai voglia a buttare centinaia di milioni sul mercato. Poi ti ritrovi con il Napoli in fuga in Serie A, e così l’Arsenal in Premier, o il “modestissimo” Union Berlin secondo in Bundesliga, il piccolo Lens alle calcagna del Psg. “In estate nessuno di questi club era destinato alle posizioni attuali”, scrive nel suo editoriale di stamattina su El Paìs Santiago Segurola. Che prende ad esempio il Napoli e ne celebra il modello di sostenibilità sportiva e finanziaria.

“Il Napoli – scrive Segurola – che la scorsa estate ha ceduto Koulibaly al Chelsea (40 milioni) e Fabián Ruiz al PSG (23 milioni), e ha perso Lorenzo Insigne, guida la classifica con 10 punti di vantaggio sul secondo”. “L’allarme si è diffuso a Napoli dopo l’addio di tre grandi riferimenti”. Ma per il Napoli come per l’Unión Berlin o l’Arsenal, il Lens ma anche Real Sociedad, Villarreal, Brighton o Atalanta, “spicca la fiducia in modelli stabili ed efficaci, anche se è difficile annoverare Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, tra i dirigenti dal temperamento pacato e sguardo lungo. Ma c’è qualcosa. Prima con Maurizio Sarri e ora con Luciano Spalleti, il Napoli si è affermato come una delle squadre più attraenti d’Europa”.

Il Napoli, dice Segurola, dovrebbe essere un esempio. E invece “non impedirà l’inarrestabile deriva del calcio, che procede a tutto vapore verso uno scenario dove il merito non conta. Nel messaggio dominante, il merito è una cosa antica, senza valore morale o economico, una bufala di un’epoca pre-digitale, destinata a scomparire nel paradiso promesso da una brigata di privilegiati”.

Il richiamo alla Juve di Andrea Agnelli è esplicito, anche se Segurola erroneamente lo chiama Gianni. Ricorda che il presidente bianconero faceva il superiore con l’Atalanta. Lui ora è quasi radiato, e la Juve “sprofonda in un baratro”, mentre “da allora, l’Atalanta ha giocato in tre edizioni di Champions League ed è al quarto posto nel campionato italiano”.

Non è ottimista Segurola: “In soccorso di Juve e Barça – tra tutti quelli che hanno pagato più di 100 milioni di euro per Coutinho, Dembélé, Pogba, João Félix, Grealish, Hazard Lukaku e Bale, sette degli 11 giocatori che hanno varcato la barriera del suono sul mercato – arriverà un sistema che pretende di essere moderno, ma ha una visione semi-feudale del calcio: vantaggio esclusivo per una piccola casta, sopravvivenza per il resto”. E chiude così: “In calciomercato di gennaio che finisce oggi, il Chelsea, attualmente di proprietà di una cordata americana, ha speso 200 milioni. Ed è decimo in Premier League”.

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