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Il Mondiale tormentato di Budweiser: prima il divieto di vendere birra, poi i calciatori obiettori

Su Athletic. Mbappé ha oscurato il logo durante la foto. Il marchio sta pensando a cerimonie alternative nel rispetto delle religioni dei giocatori.

Il Mondiale tormentato di Budweiser: prima il divieto di vendere birra, poi i calciatori obiettori
Tunisia's players take part in a training session at Al Egla facility in Doha on November 18, 2022, ahead of the Qatar 2022 World Cup football tournament. (Photo by MIGUEL MEDINA / AFP)

Uno degli sponsor dei Mondiali non sta vivendo certo un periodo facile. Prima l’improvviso divieto di vendere birra, decretato all’inizio di Qatar 2022. Ora l’ultima vicenda legata alla Budweiser coinvolge il talento francese Mbappé reo di aver oscurato il logo della famosa birra nella foto di rito che viene scattata a chi vince il premio di Man of the Match. A tornare sulla vicenda con un aggiornamento è il portale The Athletic.

Kylian ha vinto il premio Budweiser dopo Francia-Polonia. Per la foto, però, ha girato il premio nascondendo il marchio della birra. Da lì sono iniziate le polemiche che hanno anche richiamato la sua continua assenza davanti ai microfoni dei giornalisti.

L’attaccante parigino si è scusato con i giornalisti ma ha anche chiarito la sua intenzione: «Non era niente di personale, non ho nulla contro i giornalisti. Avevo solo bisogno di concentrarmi sul torneo e sul mio calcio. Quando voglio concentrarmi su qualcosa, agisco così».

La polemica intorno alla birra però, non investe solo Mbappé ma anche tutti quei giocatori che rifiutano la birra per motivazioni religiose, ad esempio.

Il portiere egiziano El-Shenawy, durante il Mondiale in Russia, si era rifiutato di posare insieme al premio, promosso sempre dalla Budweiser, proprio per motivi religiosi.

La Budweiser sembra aver capito il messaggio e le ultime notizie riportano un cambio di approccio della multinazionale. In una dichiarazione l’azienda ha fatto sapere: “Sono stati presi e continueranno a essere presi accordi alternativi, culturalmente appropriati, per i giocatori con obiezioni in buona fede per motivi religiosi”.

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