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Il messaggio della Gazzetta a De Laurentiis: «Mica saranno tutti probiviri i produttori cinematografici»

Scende in campo in difesa del sistema calcio e delle tasse a piacimento: «Peccati e peccatori ci sono anche negli altri settori»

Il messaggio della Gazzetta a De Laurentiis: «Mica saranno tutti probiviri i produttori cinematografici»
Gc Napoli 01/03/2013 - campionato di calcio serie A / Napoli-Juventus / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis

Nel dibattito sulla “rateizzazione” delle tasse arretrate, e sull’eventuale condono degli oneri accessori, da concedere alla Serie A, c’eravamo persi un articolo della Gazzetta dello Sport di ieri, a firma Stefano Agresti. Un pezzo in trincea, un pullman davanti alla porta del calcio italiano. L’ “incompresa” industria del pallone che – leggenda narra (in realtà non è così…) – mantiene finanziariamente il resto dello sport italiano.

La Gazzetta avverte “la costante sensazione che il calcio venga visto quanto meno come un mondo sbagliato. E che, per questo, non venga aiutato in modo adeguato”.

Una sensazione che molti altri – quasi tutti – non avvertono. Per dirne una, il Domani oggi dedica tutta la prima pagina alla questione con un articolo del direttore Stefano Feltri dal titolo “Basta aiuti di stato alla lobby del calcio e ai suoi bilanci creativi”.

Ma è nel prosieguo del ragionamento di Agresti che si scorge l‘aderenza della Gazzetta al Casini-pensiero. Perché Agresti rinfaccia allo Stato di aver aiutato “gli altri settori della nostra economia in questo difficile periodo post-Covid”. E ricorre al paragone dei paragoni: il cinema.

Il messaggio trasversale ad Aurelio De Laurentiis, che l’altro giorno davanti ai cronisti ha chiamato il Presidente della Lega “schiavo di Lotito”, è davvero elegante: “Per carità, il calcio non è un mondo virtuoso in ogni sua sfaccettatura. Anche nella gestione finanziaria dei club ci sono stati errori, irregolarità e disfunzioni”. Ma “si fa finta di non vedere che qualche peccato e qualche peccatore ci sono anche negli altri settori dell’economia, ma non si fanno pagare a un intero sistema gli errori di pochi, o di alcuni. Mica saranno tutti probi viri i produttori televisivi e cinematografici…“.

Una sciabolata morbida, la definirebbe Piccinini.

“Lo spettacolo – scrive Agresti – ha ottenuto sostegni notevoli. Sembra invece che il calcio non meriti assistenza e aiuto”. Peccato che i cinema abbiano chiuso a frotte durante la pandemia, perché il governo ha riaperto le sale al pubblico solo dopo più di un anno, e non dopo soli tre mesi come accaduto per gli stadi.

La Gazzetta dunque fa un appello al “buon senso”: che “si guardi all’interesse di un settore che va riformato, semmai, ma non ucciso”. E basta con queste “battute populiste, demagogiche, perciò strumentali e pericolose, ascoltate negli ultimi giorni”. “Sono il segno di quanto sia ancora difficile comprendere l’importanza del calcio professionistico nell’economia di questo Paese”.

E quindi per la Gazzetta quando un settore è importante per l’economia, è giusto che paghi le tasse nel modo che predilige. Effettivamente non ci avevamo pensato.

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