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Paolo Belli: «Dieci anni fa stavo per uccidere Ligabue mentre era in bicicletta»

Al Messaggero: «Guidavo tra i campi e lui correva sul mio stesso senso di marcia. Mi tagliò la strada all’improvviso. Non l’ho preso per miracolo».

Paolo Belli: «Dieci anni fa stavo per uccidere Ligabue mentre era in bicicletta»

Il Messaggero intervista Paolo Belli, ex leader dei Ladri di biciclette. Dal 2005 è nel cast di Ballando con le stelle, su Rai 1, al fianco di Milly Carlucci. Racconta di essere stato sul punto di investire Ligabue, una decina d’anni fa.

«Abitiamo a nove chilometri di distanza, lui a Correggio e io a Carpi. Una mattina guidando in una stradina fra i campi, lo vedo correre – al contrario di quello che di solito si fa – lungo il mio stesso senso di marcia, davanti a me. Bene, all’improvviso mi taglia la strada. Non l’ho preso per miracolo. Già mi immaginavo i titoli…».

All’epoca vi conoscevate?

«Certo. La prima chitarra elettrica l’ha comprata nel negozio di strumenti musicali dove da ragazzo, dopo aver fatto l’elettricista e il benzinaio, lavoravo come commesso. Voleva lo sconto».

Avete mai suonato insieme?

«Sì. Qualche anno fa, durante un intervallo di una partita della Nazionale Cantanti abbiamo duettato Knockin’ on Heaven’s Door di Bob Dylan. E prima ancora Liga aveva scritto una canzone per me, Tu dov’eri, che non ho inciso e
nemmeno so dove sia finita».

Arrivato alla diciassettesima edizione, un musicista come lei non s’è stufato di “Ballando”?

«Per niente. In tv mi vede gente di ogni età, che spesso viene ai miei concerti, e non finisco mai di imparare. E poi c’è Milly, che mi ha cambiato la vita. Mi ha insegnato educazione e professionalità. Disciplina e concentrazione. Io prima ero solo un istintivo, con lei ho capito l’importanza dello studio e dei dettagli. Mi ha indicato nella misura il modo migliore per entrare nelle case degli italiani».

Paolo Belli racconta il periodo negativo vissuto con i Ladri.

«Con i Ladri dopo una partenza favolosa – Sanremo, tour con Vasco Rossi, due Festivalbar vinti nel 1989 e 1990 – è successo un casino. Nessuno può preparare al successo. E noi avevamo intorno gente che non ci aiutava, così prima di litigare abbiamo chiuso la baracca».

Avete litigato, sia sincero. I Ladri per un po’ sono andati avanti anche senza di lei.

«È vero. Eravamo troppo giovani: ci univa la musica, ma poi i soldi e la fama ci hanno diviso. Adesso è tutto a posto, ci frequentiamo e c’è anche sintonia. Uno suona con Umberto Tozzi, gli altri hanno aperto un ristorante o altre attività».

Dopo di loro lei ha vissuto una lunga crisi, come ne è uscito?

«Con mia moglie Deanna, che mi ha sempre detto di non mollare e che ai soldi per campare ci avrebbe pensato lei. “Sei nato per fare questo”, mi ripeteva. Faceva la parrucchiera, ora si occupa di me. Grazie a lei mi misi a studiare fino a quando non mi chiamò Piero Chiambretti, a metà del 1996, cinque anni dopo la mia uscita dai Ladri. Mi offrì di partecipare al suo show su Rai3, Il laureato Bis. Ricordo che quel giorno, sabato mattina, stavo per buttare il telefonino: ormai non mi chiamava più nessuno. Ero diventato trasparente»

Oggi è felice.

«Sto bene così. Faccio quello che sognavo di fare da bambino: lo show del sabato sera. Mi sento così fortunato che riesco anche a violare una delle leggi fondamentali dello spettacolo: mai farsi vedere dal pubblico prima di andare in scena. Io invece mezz’ora prima di Ballando, o di un concerto, mi butto in mezzo alla gente: parlo, firmo autografi,
faccio foto. E ringrazio. Mi godo tutto».

Crede inDio?

«Vengo da una famiglia di comunisti, ma se faccio questa vita lassù qualcuno deve esserci. Sono un miracolato».

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