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Ligabue: «La mia voce particolare? Da piccolo mi sbagliarono l’operazione alle tonsille, forse è per quello» 

A La Repubblica: «Ai concerti cerco le facce, dal palco immagino le loro storie e mi distraggo. Solo il momento del gol allo stadio è qualcosa di simile»

Ligabue: «La mia voce particolare? Da piccolo mi sbagliarono l’operazione alle tonsille, forse è per quello» 
Db Milano 15/12/2016 - trasmissione Tv 'X-Factor' finale / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Luciano Ligabue

La Repubblica intervista Luciano Ligabue. Tra qualche giorno sarà protagonista di sette concerti all’Arena di Verona, poi intraprenderà un tour europeo tra Barcellona, Bruxelles, Parigi e Londra. Parla delle emozioni che si provano ai concerti.

«Non esiste un sinonimo per la parola emozione. Forse, cantare in pubblico per me significa anche riprodurre quel senso di partecipazione degli anni Settanta. Di sicuro continuo a cercare le facce, riesco a vederle, a distinguerle, dalla passerella e dal palco immagino le loro storie e a volte mi distraggo, perdo il filo dei testi. Ho davanti quelli che, trasfigurati, cantano: forse, soltanto il momento del gol allo stadio è qualcosa di simile. Amo guardare l’abbandono del pubblico, quando ridono, cantano, stonano senza vergognarsi. Ho fatto più di 800 concerti e non riesco a starne senza. Una vicinanza che nella realtà non c’è».

La sua voce è speciale.

«Da piccolo mi sbagliarono l’operazione alle tonsille, forse davvero è cominciata lì. Sicuramente la mia voce è riconoscibile: fa dire “sì”, oppure “no”, ma non “forse”. Il più grande di tutti, Fabrizio De Andrè, lo ricordiamo sempre per le meravigliose parole che scriveva: ma come le porgeva, come le scandiva? Neppure cantata da Mina, e dico Mina, La canzone di Marinella è la stessa cosa. La voce è una vibrazione, entra nell’orecchio, crea sintonia oppure no. Può anche generare fastidio».

 

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