ilNapolista

Bertolucci: «I miti non hanno successori, nessuno potrà raccogliere l’eredità emozionale di Federer»

Sulla Gazzetta. «Attorno a lui un’aura magica. Nessuno potrà mai calpestare la sua impronta con lo stesso, straordinario carisma»

Bertolucci: «I miti non hanno successori, nessuno potrà raccogliere l’eredità emozionale di Federer»
Roma 11/05/2015 - Internazionali BNL d'Italia / foto Insidefoto/Image nella foto: Roger Federer

Paolo Bertolucci scrive di Roger Federer sulla Gazzetta dello Sport.

Servirebbe un’enciclopedia con diversi volumi per descrivere e raccontare ciò che Roger Federer ha rappresentato per il tennis e per lo sport in generale. Anzi, il verbo andrebbe coniugato al presente e al futuro, perché una figura gigantesca come quella del Maestro svizzero continuerà a influenzare la cultura popolare e l’immaginario collettivo per tanti anni a venire. Del resto Federer è stato un simbolo assoluto, un’icona capace di trascendere la sua disciplina per diventare un fenomeno globale patrimonio di tutti e non soltanto di una parte. L’eleganza dei suoi gesti, il suo stile composto e mai sopra le righe, il comportamento irreprensibile verso il suo sport e verso gli avversari hanno contribuito a creare attorno a lui un’aura magica che ha affascinato milioni di adepti in tutto il mondo, anche quelli che prima del suo avvento magari non avevano mai guardato una partita di tennis.

Lo sport, scrive Bertolucci, è di solito terreno di feroci contrapposizioni. Federer ha attraversato tutti i confini: non solo quelli materiali e geografici del tifo, ma anche quelli dell’anima: è un idolo senza confini.

Gli stessi Nadal e Djokovic, gli altri due componenti di una generazione irripetibile di fenomeni, hanno raggiunto la completa maturazione tecnica attraverso i miglioramenti indotti dalla loro volontà di raggiungere il livello dello straordinario rivale, che dunque ha segnato il confine oltre cui spingersi per stare con lui lassù.

L’eredità tecnica ed emozionale di Federer. Chi la raccoglierà?

Nessuno. Perché le leggende non si possono riprodurre, i miti non hanno successori. È accaduto con Rod Laver, è accaduto con Bjorn Borg. Certamente il tennis ci ha abituato a sopravvivere al ritiro dei grandi campioni ed è sempre stato capace di rigenerarsi, perciò arriveranno tennisti che segneranno determinati periodi a suon di vittorie. Ma l’impronta che Roger lascia è incancellabile e soprattutto nessuno potrà calpestarla mai con lo stesso, straordinario carisma.

ilnapolista © riproduzione riservata