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Stavolta l’Italia del calcio ci ha risparmiato il Gattopardo, ha fatto finta di niente e basta

Come se non avessimo mai perso contro la Nord Macedonia. In tv torneranno ad eccitarsi per Juve-Inter ossia Vardar-Rabotnički de’noantri: la necrofilia esiste

Stavolta l’Italia del calcio ci ha risparmiato il Gattopardo, ha fatto finta di niente e basta
Db Milano 25/02/2019 - premio Giacinto Facchetti 'Il bello del calcio' / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Roberto Mancini-Gabriele Gravina

Quando Renzo Ulivieri venne ad allenare il Napoli in Serie B, si presentò dicendo: «il passato non conta, siamo una squadra di Serie B, io sono un allenatore di Serie B, voi siete giornalisti di Serie B». Non portò benissimo ma aveva ragione.  Ogni trasmissione e ogni articolo riguardante la Serie A, dovrebbe essere preceduto dalla frase “campionato inferiore a quello della Nord Macedonia”. La scritta dovrebbe andare sempre in sovrimpressione. Perché l’Italia ha perso i Mondiali dopo una sconfitta contro una Nazionale di scarsi. Ma scarsi forte. Ergo, noi siamo più scarsi degli scarsi. E ovviamente ha ragione da vendere Ventura (sia nella versione reale sia in quella parodistica del Napolista) quando ricorda che lui fu crocifisso per essere stato eliminato da Spagna e Svezia. Un’impresa al confronto.

Ma in cinque anni qualcosa è cambiato. A tutto ci si abitua. Del resto, nel 2010 e nel 2014 ci sembrò una tragedia uscire al primo turno dei Mondiali per mano di Nazionali come Nuova Zelanda e Costa Rica. Invece era un lusso e non lo sapevamo. Sia Lippi sia Prandelli abbandonarono dopo quelle che vennero unanimemente considerate figuracce. Ventura a lungo non è potuto uscire di casa. Stavolta, invece, non è successo assolutamente niente.

In genere l’Italia dà in pasto all’opinione pubblica un fittizio cambiamento. E in effetti la mossa gattopardesca – oltre che masochistica – era dietro l’angolo: il tandem Cannavaro-Lippi. Il solo pronunciarlo mette i brividi. Poi, però, il sistema calcio si è guardato in faccia e ha compreso che non c’era bisogno di mettere in scena alcuna commedia delle parti. Sì, c’è stato un po’ di varietà, spettacoli d’arte varia per dirla alla Paolo Conte. Improvvisamente commentatori che da anni parlano in tv del campionato italiano come uno degli spettacoli più avvincenti del globo terracqueo, si sono spinti in considerazioni profonde e pensose sul sistema incancrenito. Sembrava quella vecchia e formidabile trasmissione di Gianni Ippoliti su Raitre quando fermava le persone per strada e chiedeva loro: “fai il triste, di più, di meno”. Ecco, dopo la Macedonia è scattata l’ora del più. Più coscienza critica, oseremmo dire più diottrie per vedere quel che ci circonda da anni.

Il pensatoio autocritico andrà in scena fino alla vigilia di Juventus-Inter che invece sarà spacciata per la solita partita imperdibile, quando invece sarà l’equivalente, anzi peggio, della sfida tra Vardar e Rabotnički.

Dopo aver riso a crepapelle ascoltando le seriose analisi sul de profundis del nostro calcio, non possiamo non notare che abbiamo quasi pregato Roberto Mancini di rimanere al suo posto. Un commissario tecnico che sì ha vinto l’Europeo (bravissimo, Dio l’abbia in gloria) ma che – lui e il suo infinito staff – ha firmato la sconfitta più scandalosa del nostro calcio. Di tutti tempi e per distacco. Mancini ha fatto finta di non vedere che Insigne, Barella e Jorginho non si reggevano in piedi, li ha riproposti tutti e tre. E si è riaffidato a Immobile che è forte ma che deve essere pure messo nelle condizioni di giocare come preferisce. Eppure noi abbiamo pregato Mancini di rimanere. “Solo lui può risollevarci”. Anche perché – ripetiamo – il rimedio era da Venerdì 13.

Le stesse considerazioni valgono per Gravina. È inutile che ci dilunghiamo, abbiamo già scritto quel che pensiamo del calcio italiano. Chi non lo voleva più alla guida della Figc, non lo faceva certo per un discorso di prospettiva sul calcio italiano. Ma non vogliamo parlare dei presidenti della nostra Serie A, altrimenti ci incupiamo ulteriormente.

Dopo giornate di analisi, la conclusione è che: nessuno ha messo seriamente in discussione il ruolo di Coverciano che è una università del calcio organizzata secondo metodi antidiluviani, un’università della terza età. Nulla si farà per le scuole calcio (che effettivamente svolgono funzioni di baby-sitter, come ha detto Massimo Mauro) dove i bambini, sin dalla tenera età, vengono irregimentati in schemi da fuori di testa, da ossessionati, e dove saltare l’uomo viene considerato reato. Così come denunciato anni fa – inascoltato – da quell’impenitente di Massimiliano Allegri. Non parliamo delle regole economiche-finanziarie per i club.

Qualcuno, in federazione, avrà capito che non c’era nemmeno bisogno di mettere in scena il colpo ad effetto. In fin dei conti non sono stati neanche dieci milioni gli italiani che hanno guardato la disfatta della Nazionale. Share al di sotto del 40%. Non gliene frega quasi più niente a nessuno. La nave è alla deriva ed è inutile farsi il fegato amaro. Continuerà ad andare alla deriva. È inutile illudersi e sperare in una presa di coscienza. Si avvicina il week-end, staranno pompando di anabolizzanti mediatici Juventus-Inter il Vardar-Rabotnički de’noantri, e torneranno ad eccitarsi. La necrofilia esiste.

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