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“Dice che era un bell’uomo…”, il libro che racconta l’influenza di Paola Pallottino su Lucio Dalla 

Sarà presentato a Sorrento martedì, al Museo Correale. Senza di lei, Dalla non avrebbe collaborato con Roversi e forse noi non avremmo avuto Dalla

“Dice che era un bell’uomo…”, il libro che racconta l’influenza di Paola Pallottino su Lucio Dalla 

C’è un gran fermento sul decennale dalla scomparsa di Lucio Dalla ed anche la Campania con la Città di Sorrento ci impronta un mese di celebrazioni che vanno dalla realizzazione di un murales da parte di Jorit, a tutta una serie di eventi che pongono il cantautore bolognese in primo piano in forza della stesura di “Caruso (1986, DallAmeriCARUSO)”, che alla Città del Tasso era dedicata e della sua frequentazione in loco.

Martedì 8 marzo alle ore 19.30 al Museo Correale di Sorrento ci sarà anche la presentazione di un testo “Dice che era un bell’uomo…. Il genio di Dalla e Pallottino (pagg.179, euro 15; Minerva edizioni)” del collega Massimo Iondini, delle pagine culturali del quotidiano ”Avvenire”. Con prefazione di Pupi Avati e l’introduzione di Gianni Morandi in questo libro il critico musicale s’interroga sulla parabola musicale di Dalla ponendo l’accento sulla collaborazione che il genio creativo bolognese ebbe con la prof dell’arte ed illustratrice per bambini Paola Pallottino.

8 canzoni – più un inedito “La ragazza e l’eremita”; poi musicata da Angelo Branduardi – che affrancano Dalla da canzoni come “Occhi di ragazza” e dal duo Bardotti-Baldazzi e che lo portano a “4/3/1943” – il titolo scelto brillantemente per evitare la censura che non gradiva “Gesubambino” – che lo consacrerà terzo nel Sanremo 1971 con dodici settimane di dominio nella susseguente Hit Parade.

“Non ci sarebbe stata la collaborazione con Roversi se Lucio non avesse imparato a calibrare e cesellare la propria musicalità e la propria dirompente vena melodica attraverso la temperatura dei versi potentemente immaginifici e metaforici di Paola Pallottino”.

Sì, perché Dalla con il suo clarinetto jazz che gli aveva dato una vocalità straordinariamente musicale fu convinto da Gino Paoli a cantare ma collezionava insuccessi su insuccessi perché secondo la critica troppo avanti rispetto alla musica fine anni ’60. E dopo un periodo di musicalità beat l’incontro con la figlia del grande etruscologo: unica donna con cui collaborò.

Dopo gli inizi con “Orfeo bianco” ed “Africa”, la fulminazione di “Gesubambino”, eppoi la rottura su “Il gigante e la bambina” che Dalla regalò a Ron – allora ancora Rosalino Cellamare – e che condusse alla fine della collaborazione con la Pallottino, autrice anche di perle come “Un uomo come me” ed “Anna Bellanna”.

Senza di lei, Dalla non avrebbe avuto poi in dote il grande poeta morale Roberto Roversi e forse noi non avremmo avuto il cantautore bolognese che da “Come è profondo il mare (1977)” ci ha deliziato con parole e musiche che hanno svecchiato il panorama della musica italiana e che hanno reso più colti i nostri zuccherosi palati nazionalpopolari.

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