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Tebas: «Non ho fatto una guerra contro Messi. Ho difeso la legalità. I contratti vanno rispettati, sempre»

Al CorSera. «La Serie A? Ha margini di crescita enorme. Ma per crescere oggi non basta aprire gli stadi, giocare una partita e mandare il segnale su un satellite. Serve una visione più collettiva, di sistema»  

Il Corriere della Sera intervista il presidente della Liga, Javier Tebas. Il tema è il caso Messi-Barcellona.

«La mia non è stata una guerra contro Messi. Avrei fatto lo stesso se si fosse trattato di Pepito Perez o di qualunque altro giocatore del nostro campionato. Come Lega avevamo, abbiamo il dovere di difendere la legalità, la giustizia: i contratti vanno rispettati. Sempre. Che ti chiami Messi o Pepito Perez. Tutto qua».

Nei giorni caldi del dentro o fuori della Pulce, la Liga si è schierata apertamente dalla parte del Barcellona.

« Personalmente ritengo non ci sia stata nessuna battaglia con Messi e il suo entourage, ho una stima speciale per Leo, lo adoro, è la storia del nostro calcio negli ultimi 20 anni: come avrei potuto fargli la guerra? Ribadisco: il mio intervento era finalizzato solo al rispetto dei contratti. Poi è chiaro che essendoci di mezzo Leo, la vicenda ha assunto dimensioni mediatiche enormi».

Tebas spiega perché gli avvocati di Messi sbagliavano a ritenere non più valida la clausola da 700 milioni.

«Per quanto i suoi avvocati dicessero il contrario, il contratto era chiaro: veniva decontestualizzata una parte, questo li ha indotti all’errore. Alla fine sono contento della decisione di Messi di evitare conflitti giuridici. Continuerà a giocare nella squadra della sua vita. Spero che i rapporti tornino normali».

Il presidente spiega perché la Liga ha deciso di intervenire nella questione.

«Quando interveniamo per difendere la legalità, interveniamo per difendere la Liga e i suoi club. In questo caso il Barcellona».

E continua:

«E’ stato un atto per tutelare la legalità. Poi è evidente che chiunque preferisca avere Messi nel proprio campionato. Se fra un anno deciderà di andarsene sarà un peccato, ma non deve dimenticare che dalla stagione 2014/2015 è stato stabilito che il marchio del campionato stesse al di sopra dei giocatori e anche dei club. Solo questo è il modo per garantire redditività al settore, infatti ogni giorno che passa la posizione del marchio Liga si consolida».

Tebas parla anche della Serie A.

«Lo dico da anni, ha margini di crescita enorme. Ma per crescere nel ventunesimo secolo non basta aprire gli stadi, giocare una partita e mandare il segnale su un satellite. Per non restare indietro, devi fare molte altre cose. Serve una visione più collettiva, di sistema. Questo manca alla serie A».

E anche del progetto di Dal Pino di aprire ai fondi.

«Molto interessante, sto seguendo da vicino la vicenda. Penso sia una buona idea di partnership non solo per una questione finanziaria, ma anche perché permetterebbe alla serie A di affrontare e vincere le sfide del futuro nel più breve tempo possibile».

 

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