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«Il 22 febbraio informammo Gallera che c’era urgenza di ospedali solo per il virus»

«Non dormiamo da tre giorni, non abbiamo voglia di leggere le sue cazzate», così il direttore dell’Agenzia regionale emergenza urgenza di Bergamo

«Il 22 febbraio informammo Gallera che c’era urgenza di ospedali solo per il virus»

Su l’Internazionale un lunghissimo articolo sull’epidemia di Covid-19 a Bergamo. La città lombarda conta il più alto numero di vittime e contagi in Italia. Continuano a morire e infettarsi anche medici e infermieri, compresi i medici di famiglia, esposti quotidianamente al contagio senza le necessarie protezioni. Le loro denunce si moltiplicano sui quotidiani, sia locali che nazionali.

A Bergamo non c’è certezza neppure sul numero effettivo dei morti. Oltre ai pazienti ricoverati in ospedale, molti gravi, ai quali soltanto viene fatto il tampone, ci sono tantissimi asintomatici o con pochi sintomi che sono in casa, a curarsi come se avessero una banale influenza. E che continuano a contagiare anche le loro famiglie.

Perché proprio Bergamo? Se lo sono chiesto in tanti. C’è il caso dell’ospedale di Alzano Lombardo, più volte denunciato. Ma anche la partita di San Siro, tra Atalanta e Valencia, ad aver innescato la bomba. E anche il non aver immediatamente dichiarato zona rossa, come era stato fatto per Codogno. Le aziende hanno continuato a lavorare, i contagiati a contagiare. I medici a lavorare negli ospedali. E a lanciare grida disperate. Come l’allarme contenuto nella lettera inviata dal personale medico dell’ospedale di Bergamo alla rivista New England Journal of Medicine. Gli ospedali, dicono, possono diventare il principale veicolo di contagio del virus.

Il direttore dell’Agenzia regionale emergenza urgenza di Bergamo, Angelo Giupponi, ha dichiarato di aver scritto a Gallera il 22 febbraio scorso. All’assessore al Welfare della Regione Lombardia sottolineava

“l’urgente necessità di allestire degli ospedali esclusivamente riservati a ricoverati per Covid-19, così da evitare promiscuità con altri pazienti e quindi diffusione del virus nelle strutture ospedaliere”.

Ma la risposta di Gallera, racconta Giupponi, è stata questa:

“Non dormiamo da tre giorni, non abbiamo voglia di leggere le tue cazzate”.

 

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