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Juan Jesus è l’anti-Djokovic. Il suo status pro vaccini: «La scienza ha più strumenti per valutare»

Riporta la storia brasiliana poi rivelatasi un fake. E spiega. «Una diversa versione dei fatti non cambierebbe la mia riflessione. Ammiro chi è consapevole che la propria libertà finisca dove comincia quella del prossimo»

Juan Jesus è l’anti-Djokovic. Il suo status pro vaccini: «La scienza ha più strumenti per valutare»
L’anti Djokovic gioca nel Napoli. È Juan Jesus il calciatore brasiliano che ha pubblicato sui propri profili social la storia di un ragazzo del Nord del Brasile che ha portato il proprio padre in spalla per sei ore attraverso la foresta amazzonica per farlo vaccinare.
«Questa foto che ho visto nei giorni scorsi è meravigliosa. Mi ha commosso e fatto riflettere»
Così inizia il racconto che Juan Jesus ha deciso di postare sui suoi profili social per incitare alla vaccinazione contro il Covid. La foto, scrive il difensore brasiliano, è del gennaio del 2021. Se si dovesse scoprire che non è vera, non cambierebbe nulla sul contenuto delle riflessioni postate.
Nel nord del Brasile un ragazzo di nome Tawy Zoé ha portato il padre in spalla per 6 ore nella foresta amazzonica per accompagnarlo a fare il vaccino.
Ho letto che la foto di Erik Jennings è di gennaio 2021 (se in futuro apparissero elementi diversi ovviamente cambierebbe il soggetto della mia riflessione ma non il contenuto).
Ammiro Tawy e più in generale chi si prende cura della propria famiglia con forza, coraggio, altruismo e capacità di sacrificio.
Allargando il discorso, ammiro chi è consapevole che la propria libertà finisca dove comincia quella del prossimo. Ammiro chi si vaccina per rispetto di sé e degli altri. Capisco i dubbi per il futuro e le domande che tutti vogliamo porre su questo maledetto virus. Ma penso anche che la scienza, i medici e gli studiosi abbiano più strumenti di chiunque per valutare.
Per questo ritengo giusto vaccinarsi e straordinario quel che ha fatto Tawy. Anche per rispetto di chi avrebbe voluto farlo e non ce l’ha fatta. Per loro e per i loro famigliari che hanno sofferto, io penso di avere il dovere di fare il massimo per me stesso e per la collettività.
Su questo mondo viviamo tutti insieme.
Per questo caro Tawy, e cari voi che accompagnate genitori e nonni attraverso l’Amazzonia o le strade della vostra città, voglio dirvi grazie. Sulle vostre spalle state portando tutti noi.
«Capisco i dubbi per il futuro e le domande che tutti vogliamo porre su questo maledetto virus. Ma penso anche che la scienza, i medici e gli studiosi abbiano più strumenti di chiunque per valutare»
L’esempio di Tawy, scrive Juan Jesus, è straordinario. Trasuda grande rispetto per chi avrebbe voluto vaccinarsi e non ce l’ha fatta, per le famiglie che hanno sofferto. Rispetto, visto che «sul mondo viviamo tutti insieme».
In questo bizzarro mondo dello sport non c’è solo chi – come ha detto Panatta – sta «in mutande a giocare con le pallette pensando di essere più importante di Gino Strada».
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