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Sala: «Milano non sarà più come prima. Un errore non aver fatto la zona rossa a Bergamo»

Il sindaco di Milano a Repubblica: «Più di così non so cosa ci sia da fermare. All’inizio ho sbagliato. Dobbiamo continuare a resistere»

Sala: «Milano non sarà più come prima. Un errore non aver fatto la zona rossa a Bergamo»

Repubblica intervista il sindaco di Milano, Beppe Sala. Uno di quelli che un mese fa, quando l’emergenza sanitaria era alle prime battute, sosteneva che la città non si dovesse né potesse fermare.

«In quel momento, lo spirito di Milano mi sembrava quello. Anche la scienza non dava una interpretazione univoca della gravità della situazione. Se ho sbagliato allora, oggi sono qua, tutti i santi giorni, per fare la mia parte».

Sala invita a mettere da parte i conflitti tra regioni e governo sulle singole ordinanze (Fontana sostiene che l’ordinanza della Regione Lombardia debba prevalere sul decreto Conte, troppo riduttivo). Ora è il momento di mettersi a lavorare insieme e allineare le norme.

Il sindaco di Milano offre una spiegazione del motivo per cui la Lombardia si trovi in una situazione così difficile.

«Innanzitutto non aver fatto una zona rossa attorno a Bergamo, come chiedeva anche Giorgio Gori, è stato un errore.

Il secondo motivo è che la regione ha puntato sui grandi ospedali tralasciando i consultori e i medici di base, che si sono trasformati in semplici produttori di ricette.

«È chiaro che i medici e gli infermieri sono i nostri eroi, ma è altrettanto chiaro, e lo dice lo stesso mondo scientifico, che gli ospedali sono potenziali centri di diffusione del contagio. Quando hai perso la capacità di fare vera assistenza domiciliare ti esponi a questi rischi. Non è l’unica causa, certo, ma quando usciremo dall’emergenza dovremo affrontare questa realtà».

Una cosa è certa, Milano non sarà più come prima.

«Milano non sarà più come prima, sarà qualcosa di diverso, ma dovremo riprenderci quella leadership. Qualunque processo di ricostruzione, però, dovrà ripartire da tre pilastri: la questione ambientale, la giustizia sociale, la salute».

L’obiettivo, adesso, è difendere Milano dal virus.

«Andare a vedere ogni sera i numeri è angosciante, ma penso continuamente alla difesa. Per ora il virus non ha sfondato a Milano. Dobbiamo continuare a resistere chiedendo alle persone di stare a casa e aiutando i più fragili a farlo con una rete di volontari. E poi lavoriamo a un sistema di luoghi per ogni tipo di quarantena. Abbiamo messo a disposizione della prefettura più di 500 camere e andremo avanti».

 

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