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Marca: “De Laurentiis non ha perdonato ad Ancelotti i cinque no al rinnovo”

Articolo molto informato del quotidiano spagnolo. “I dissidi sono cominciati in estate, non ha voluto vendere né rinnovare i contratti dei migliori. Ancelotti voleva rimanere. Poi il disastro del ritiro»

Marca: “De Laurentiis non ha perdonato ad Ancelotti i cinque no al rinnovo”

Aurelio De Laurentiis ha esonerato Ancelotti “dopo che l’allenatore ha respinto fino a cinque offerte di rinnovo del contratto che scade il 30 giugno del 2021”.

Lo scrive Marca. Il quotidiano spagnolo legge il licenziamento del tecnico con un’altra chiave: le responsabilità della rottura dello spogliatoio azzurro cadrebbero in gran parte sulla società, e attacca direttamente il presidente De Laurentiis:

“Il proprietario del Napoli ha rotto la squadra il giorno in cui ha deciso di mandare in ritiro i suoi giocatori per una settimana a causa dei cattivi risultati che stavano ottenendo. La situazione era già molto tesa, ma le scene vissute dopo il rifiuto di andare in ritiro hanno definitivamente spaccato uno spogliatoio già non facile di per sé”.

“Ancelotti ci ha messo la faccia, per il suo popolo e per i suoi giocatori. E De Laurentiis non lo ha mai perdonato, nemmeno per il rifiuto a rinnovare il suo contratto. Il presidente ha aspettato di aver ottenuto il passaggio di Champions per poi cacciarlo. Vivere con De Laurentiis non è facile, come hanno dimostrato prima Sarri e Benítez. Il proprietario del Napoli vuole competere con la Juve, ma senza rischiare soldi”.

Secondo Marca “i dissidi con Ancelotti sono iniziati l’estate scorsa, dopo il rifiuto del presidente di rafforzare la squadra, come voleva l’ex Real Madrid. Con la sua politica di non vendere o rinnovare i contratti dei migliori, De Laurentiis è riuscito a ottenere giocatori cui non importa della squadra e altri che non vedono l’ora di andarsene”.

“È vero che il campionato non sta andando bene, ma l’altro grande obiettivo – passare al secondo turno di Champions – è stato raggiunto. Ancelotti ha intuito ciò che stava accadendo. Ha continuato a lavorare come il primo giorno perché non voleva andarsene. È stato al fianco della squadra, chiedendo miglioramenti allo stadio e cercando di risolvere alcune complicate situazioni contrattuali. Ha anche distolto lo sguardo da alcune decisioni presidenziali in alcune circostanze per il bene della squadra (apparizione degli ultras in allenamento), ma il rapporto era già rotto”.

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