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Battista: “Ci indigniamo per i buu ai “negri”, ma perché per i cori contro i napoletani no?”

Nella sua rubrica su Sette l’editorialista del Corsera si chiede come sia possibile che “da decenni” gli insulti contro una città siano ritenuti “normali”

Battista: “Ci indigniamo per i buu ai “negri”, ma perché per i cori contro i napoletani no?”

“Ai miei tempi non non si faceva buu ai calciatori di colore, agli Jair, agli Juary, ai Nené, facendo colpo dell’idiozia, l’imitazione della scimmia e agitando banane. Già a metà degli anni 80, nelle curve di tutta Italia, e non solo nel profondo nord, si insultavano i napoletani. Con slogan “Vesuvio, lavali col fuoco”, e nefandezze varie”.

Pierluigi Battista, nella sua rubrica su Sette, si chiede se sia normale che “i negri di oggi sono i napoletani di ieri”. L’editorialista del Corriere della Sera sottolinea una disparità di indignazione. E se ne attribuisce la colpa, a se stesso come rappresentante della componente “garbata” e “civilizzata” di coloro che frequentano gli stadi.

“La cosa peggiore è che io, noi, quelli garbati, educati, civilizzati, non ci abbiamo mai fatto caso. E continuiamo anche oggi a farci meno caso possibile, come se il berciare osceno contro Napoli e i napoletani fosse una manifestazione innocua di folcloristica goliardia. Certo sguaiata ma tutto sommato accettabile, e non una forma nemmeno tanto mimetizzata di razzismo antropologico. Oggi giudicheremmo giustamente un orrore un insulto contro un “negro” in quanto “negro” ma di fronte all’invocazione allegramente ritmata di “Vesuvio lavali col fuoco” non siamo scossi da un potente fremito di indignazione, diciamoci la verità”.

Battista richiama l’ammirazione per l’ironia del “Giulietta era una zoccola”, ma…

“…non uno che si sia chiesto: è normale, è gioiosamente scherzoso e goliardico che si manifesti tanto disprezzo per gli abitanti di una città? Ma soprattutto: è normale che per noi sia normale, e non da oggi ma da decenni e decenni? Quello che nelle manifestazioni di razzismo classico noi consideriamo finalmente un tabù, lo consideriamo accettabile quando è riferito ai napoletani”.

Secondo Battista non c’è una risposta, perchè “ogni risposta dettata dall’atteggiamento anti-meridionale in genere (ma non si insultano i baresi, i siciliani, i calabresi alla stessa maniera dei napoletani) risultino inefficienti. C’è un di più psicologico e antropologico contro il simbolo di Napoli che mi resta oscuro”.

 

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