Il sottoscritto lo aveva già  sgamato qui. Non fu mai l’ abbraccio che mi offese ma il suo sorriso. Quello, gesto istintivo, non mentiva. E poi i titolarissimi col Benevento invece con lo Shaktar il turn-over. E ancora il continuo ribaltamento di responsabilità verso l'”attaccabile” presidente. La non passerella del mitico Cristian Maggio, vicentino serio professionista e attaccato alla nostra squadra. E la bugia, perpetuata ancora oggi, dello scoprire Ancelotti in TV.

Mo bast.  A vulimm ferni’.
Ho litigato a lungo con chi lo sosteneva. Ho taciuto con molti per non litigare sempre. Mi ha sempre dato fastidio la sensazione che sembravamo diventati sarristi più che tifosi del Napoli.
Vivo e lavoro a Bologna.  Qua, ricca e industriale provincia del nord, si farebbero tagliare una mano per essere al nostro posto. Ma noi che facciamo???? Criticamm ‘o president, quindi noi stessi e portiamo sull’altare il primo venuto. Uno che se non c’era De Laurentiis forse adesso prendeva la Samp.
Ho avuto il privilegio e la fortuna di avere 18 anni nel 1986. Ho visto e vissuto cosa vuol dire amare la nostra maglia e la nostra passione. Lui non si arrendeva mai. Prendeva le botte e le offese. Non reagiva. Provava a cacciare o a far cacciare la palla dentro. Unica cosa che conta ( vi ricorda qualcosa?) .
Adesso sono contento. Il tipo ha gettato la maschera, ha usato e strumentalizzato la mia fragile e bellissima città.  Non è un tradimento.  Per me è una liberazione. Adesso tutti potranno, se lo vorranno, tornare a fare l’unica cosa che conta. Tifare Napoli.