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Grazie di cuore a questo gruppo, concordo con Adl: resettare

Nessun disfattismo ma Liverpool è stata una battuta d’arresto per il Napoli di Ancelotti. Che ora deve pensare al futuro e ripartire con giovani da plasmare

Grazie di cuore a questo gruppo, concordo con Adl: resettare

È una battuta d’arresto

Nessun disfattismo ma Anfield Road è una battuta d’arresto. Nella svolta ancelottiana, cioè di mentalità, carattere, personalità – avvenuta solo a metà – non di tecnica, quella già c’era. Una battuta d’arresto – la prima grave, storica, epocale, perché le riassume tutte e perché avviene con l’unico allenatore in grado di imprimere una radicale svolta, un salto di qualità – di questo Napoli degli ultimi dieci anni di calcio sudato, di internazionalizzazioni, di bel gioco. Nessun pianto, nessun rimpianto, si può proseguire, si, ma nell’unico modo possibile. Che, lo dico squartandomi il cuore, è mettersi alle spalle tutto. TUTTO.

Basta coi Ciro, coi giocatori messi nel presepe, con le cittadinanze onorarie, con le foto coi pizzaioli. Basta. Certi trentenni, questione anche di età, ci hanno fatto godere, li abbiamo amati, ma non sono in grado di introitare la prossima tappa della svolta che chiediamo ad Ancelotti, quella all’insegna di un sereno cinismo, di una pacata cattiveria, del controllo. Si ha bisogno, a questo punto, di resettare, che può voler dire solo una cosa, lo dico, ripeto, martellandomi sulle palle, pure per vedere se sono io: un bagno di sangue metaforico.

Odiatemi come mi odio io: vendere Hamsik

Prendere giocatori giovanissimi ma plasmabili, da forgiarsi al verbo a-ideologico ancelottiano, solo da giovanissimi si può apprendere il lavoro della mente, sul carattere, diventare calcio del fango, della resistenza, della sofferenza. Pacatamente, col sorriso sul volto, ma radicalmente, profondamente. Odiatemi come mi odio io: vendere Hamsik, porsi il problema di Mertens, fare cassa con l’unico top player che abbiamo, quell’amato gigante nero che è il vero simbolo della più grande squadra del sud e che riassume simbolicamente tutti i sud; ci resterà nel dna, il suo dna deve anzi essere trasferito a questo nuovo Napoli.

È un ciclo che si conclude, che ci resterà nel cuore per sempre, ma che non può darci di più, non può darsi di più. Facciamo il campionato che ci spetta, blindiamo il secondo posto con questi fantastici ragazzi, supportiamoli senza polemiche, proseguiamo a livello internazionale con l’Europa League, dove pure ci sono da affrontare grandi realtà, dal Chelsea all’Atletico, principiando questo torneo ci imbatteremo anche in squadrette rognose, nei Locomotiv Cardito che hanno quei due, tre negri che magari possono farci fare un pensierino.

La vedrà, già la vede, come noi, l’uomo è antico dentro e solo uno così antico può essere il più moderno di tutti. Può sapere che per cambiare davvero si deve prima morire. E se non è propriamente un ripartire da zero, di certo è un ricominciare da tre. L’umanesimo di questo tecnico, la caparbietà e il fiuto di un imprenditore che ci ostiniamo a ritenere diverso, un’esperienza comunque maturata in questi magnifici anni in cui una leva di nuovi tifosi ha creduto.

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