I canti razzisti e bellicosi sono volgari, dentro e fuori Napoli, e chiunque li difenda o li minimizzi è un trappano del calcio.
Oscar Wilde
Il buon Oscar Wilde soleva dire che la guerra avrebbe conservato il suo fascino fino a quando sarebbe stata considerata un’opera malvagia, mentre avrebbe cessato di essere popolare quando le persone l’avrebbero ritenuta una cosa volgare. Tanto vale, molto probabilmente, anche per il razzismo negli stadi.
Il principale motivo per cui il sistema-calcio in Italia – giocatori, allenatori, opinionisti, dirigenti – rimane un’oasi violenta e retrograda nel cuore dell’Europa, finendo con l’essere di fatto una provincia del mondo pallonaro, deriva in larga parte dalla sua volgarità. Ogni tanto le nostre squadre sembrano farsi largo nel mare delle competizioni continentali, la nazionale nel suo minimo storico di sempre prova a scalare qualche centimetro per venir fuori dal pozzo in cui è finita, ma molto di questi sforzi appare un lavoro eccezionale, legato alla velleità di qualche sparuto protagonista. Il calcio italiano rimane, in sostanza, volgare e perdente.
Maradona
Molti confondono la classe, che serve a scardinare la volgarità che ha sdoganato la più triste e triviale maleducazione rendendo gli stadi sfogatoi psichiatrici per anime represse, con la sciccheria. È un altro errore dovuto alla pochezza dei tempi e al carattere reazionario della nostra nazione, non solo calcistica.
Maradona èoggi un uomo che verrebbe fermato all’ingresso della maggior parte dei salotti buoni del pianeta, e forse anche di qualche locale non troppo alla moda, ma la sua arte podistica fu un distillato di classe. Non serve avere pochi tatuaggi sul corpo, come invoca qualche ultraconservatore. “La pelota no se mancha” dichiarò il Pibe davanti a migliaia di tifosi, e in effetti mai fu macchiata dal suo piede, men che meno da qualche suo tatuaggio.
Ancelotti
Carlo Ancelotti è un uomo di calcio di classe cristallina. Questo sport lo ha vissuto e lo vive tutt’ora nel pieno della sua dimensione visceralmente sentimentale, ma con gli occhi del meglio dell’Italia nel mondo. Qualche giorno fa, quasi con la voce rotta, ha dichiarato di vivere a Napoli emozioni delle quali andava alla caccia da due anni. Lui, che ha vinto tutto e ovunque. Siede sulla panchina della squadra azzurra – quasi per un miracolo sportivo di cui ancora non riesco a capacitarmi senza provare una pura esaltazione – ed è la persona che serve per indicare cosa sia volgare, e cosa non lo sia. Le emozioni non lo sono, di certo. I canti razzisti e bellicosi di questi numerosissimi disperati, che affollano tutte le gradinate – tanto quelle fuori quanto quelle dentro Napoli – sono volgari. Questo ha detto, con estrema semplicità, Carlo Ancelotti.
Ora sta a noi capire. Fare i conti anche con quanto noi stessi sosteniamo. Renderci conto che chiunque li difenda, li minimizzi, li derubrichi a normale e fisiologica condotta da tifoso, è volgare. È un trappano del pallone. E nessun trappano è riuscito a dare granché alla storia.