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Con Hamsik e Diawara cambia il ruolo di regista nel Napoli

Con Ancelotti il centromediano non toccherà più tanti palloni, difenderà con la testa che con il fisico e tenderà di più alle verticalizzazioni

Con Hamsik e Diawara cambia il ruolo di regista nel Napoli

Questione di statistiche

Per capire un po’ di cose, basta spulciare i dati del sito di approfondimento statistico Whoscored.com. Jorginho, nell’ultima stagione, ha fatto registrare una media di 96 passaggi ogni 90 minuti. I palloni giocati, ovviamente, sono molti di più, raggiungiamo quote vicine ai 150 per match. Ebbene: tra Napoli-Gozzano e Napoli-Carpi, Hamsik-Diawara e Diawara-Hamsik hanno messo insieme certe cifre? 150 palloni giocati e circa 100 passaggi? No, siamo decisamente lontani da questa incidenza. Non servono le statistiche, anche perché certe amichevoli non sono rilevate come le partite ufficiali, quindi bastano le nostre percezioni. Ce le facciamo bastare, e scriviamo: il regista del Napoli è cambiato, il playmaking del Napoli è cambiato. Inevitabilmente, viene da dire, nella transizione dolce che Ancelotti ha cucito addosso alla squadra che fu di Sarri.

Hamsik, gioie e preoccupazioni

È una questione di sistema, che poi “scende” fino ai calciatori. La logica è semplice, è apparsa semplice fin dall’approccio al calciomercato: dare via Jorginho, cambiare il ruolo ad Hamsik, promuovere Diawara, tutte scelte basate su quello che dovrà essere il nuovo gioco del centromediano del Napoli. Su quello che dovrà fare in campo, a livello offensivo e difensivo.

Le attribuzioni del regista del nuovo Napoli sono molto diverse. Torniamo al punto di partenza: in fase di possesso palla, la costruzione della manovra passa dai suoi piedi, ma può anche non passare. E, se passa, può avere una destinazione diversa rispetto all’appoggio semplice ma veloce, orizzontale ma meccanizzato per avviare il triangolo con gli altri compagni. Chiariamoci: anche Jorginho ha servito palloni in verticale, ha utilizzato lo strumento del passaggio taglialinee, ma le sue caratteristiche erano altre. Erano diverse.

Hamsik e Diawara intendono e interpretano un altro calcio, sono stati instradati a muoversi e a calciare il pallone in maniera diversa. Sono degli ispiratori per la manovra verticale, più che dei registi in senso assoluto. Ieri sera Hamsik ha esercitato benissimo la qualità dei suoi piedi, è parso perfettamente all’altezza dei suoi nuovi compiti; c’era e c’è qualche preoccupazione sulla reazione alla pressione avversaria (ieri sera inesistente), ma il cambio del ruolo influirà anche su queste dinamiche, lo slovacco giocherà un numero di palloni lontanissimo da quello di Jorginho, quindi avrà meno occasioni di perderlo nella fase di pressione avversaria. Stessa cosa per Diawara.

È una questione di tracce da seguire: come abbiamo scritto sopra, il gioco del Napoli passerà dai piedi del regista ma anche no, cioè potrebbe anche non succedere. Ieri abbiamo visto molti scarichi immediati sull’esterno e sugli esterni, più vicini al centro del campo. Abbiamo visto tanti servizi in verticale, semplicemente abbiamo visto qualcosa di diverso.

La difesa

Dal punto di vista difensivo, come abbiamo scritto pochi minuti fa, il Carpi non è stato un test probante. In ogni caso, il dispositivo passivo di Ancelotti non prevede grande dispendio per il centrocampista centrale che chiuderà gli avversari con la testa più che con il fisico. O meglio, la testa verrà prima del fisico: la chiusura delle linee di passaggio e la lettura dei movimenti del proprio uomo di riferimento (che è il regista avversario, altro piccolo cambiamento rispetto al calcio di Sarri) saranno le discriminanti fondamentali. Viene naturale pensare che Diawara possa assolvere meglio questo compito rispetto ad Hamsik, questione di caratteristiche. Ma è giusto pensare anche ad alcune partite particolari, più chiuse, in cui una giocata più creativa in più può creare i presupposti per scardinare la difesa avversaria. Qui entra, entrerebbe, entrerà in gioco la qualità di Hamsik. È tutto un gioco di compensazioni, una partita che Ancelotti ha deciso di affrontare cambiando le carte con il mazzo.

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