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Maksimovic più di Vargas: il flop di mercato dell’era De Laurentiis

Il prestito allo Spartak Mosca sancirà un fallimento chiaro, ma non ancora definitivo, per un calciatore costato 25 milioni. Maksimovic è il terzo acquisto più costoso della storia del Napoli, ma non è mai riuscito a incidere.

Maksimovic più di Vargas: il flop di mercato dell’era De Laurentiis

Una questione di prezzo

Nikola Maksimovic allo Spartak Mosca, in prestito secco. È una delle notizie del giorno, ma si tratta di un’operazione non laterale nel calciomercato del Napoli. Anzi, è un punto importante nel giudizio rispetto alla politica di mercato del club di De Laurentiis.

Il motivo è molto semplice: l’addio anticipato, dopo un anno e mezzo con 16 presenze totali, sancisce un fallimento di mercato chiaro, inequivocabile. Soprattutto alla luce di un parametro preciso: l’investimento. Ecco, se vogliamo il problema è tutto lì, sta nei 25 milioni spesi dal Napoli per il prestito e il riscatto del difensore serbo dal Torino. Senza dimenticare la telenovela che precedette l’acquisto: il tira e molla, la lite del giocatori con la società granata, il giallo dell’aereo l’ultimo giorno come se il Napoli stesse perdendo Franz Beckenbauer. Un acquisto tormentato, dopo un corteggiamento durato un anno.

È l’estate del 2016, quella dell’addio di Gonzalo Higuain. Il Napoli decide di fare un investimento ulteriore su un centrale difensivo, dopo aver preso Tonelli. Non si tratta di una semplice precauzione, perché l’ex Empoli ha vissuto un’estate di problemi fisici, Chiriches ha un infortunio da valutare e i soli Koulibaly ed Albiol non possono bastare per campionato e Champions League. Sarri in conferenza stampa rilascia dichiarazioni precise, in riferimento agli infortunati e alle assenze in quel ruolo. E alla fine, De Laurentiis concretizza uno degli acquisti più desiderati della sua era, con un investimento importante, che dilata nel tempo il trasferimento. Il ragionamento è semplice: che sia per il post-Koulibaly o per il post-Albiol, il Napoli ha già il titolare del futuro. Crescerà accanto ai due professori, si ritaglierà il suo spazio e poi sarà pronto per essere lanciato. E valorizzato.

Cosa è andato storto

Non è andata esattamente così. Il rendimento di Maksimovic è stato decisamente al di sotto delle aspettative. Giocò le prime partite causa infortunio di Albiol (autunno 2016: Benfica da subentrato e poi Atalanta, Roma, Besiktas e Crotone) seguiranno appena otto partite dal primo minuto. In un anno e mezzo.

Qualcuno potrebbe far risalire a Sarri, alla sua idiosincrasia per il turn over, questo processo di sviluppo così lento. Ci può anche stare. Però esiste anche l’altra faccia della medaglia: da novembre 2016 a oggi, stesso periodo di riferimento, Vlad Chiriches ha giocato 20 partite da titolare. Una cifra non altissima, Sarri è effettivamente poco avvezzo alla rotazione scientifica. Però parliamo di un contributo più che doppio rispetto a Maksimovic. Quindi è una questione tecnica e di scelte: Maksimovic è il quarto difensore centrale del Napoli.

Resta una domanda: perché? La declinazione di questo perché: se l’acquisto di Maksimovic è stato concordato, perché la società ha speso 20 milioni (più cinque per il prestito) per un calciatore fin da subito non perfettamente gradito al tecnico? Per un difensore che fin dal primo momento è stato relegato al ruolo di quarto centrale? Il quesito può anche essere ribaltato: se Sarri aveva dei dubbi su Maksimovic, perché avallare un investimento tanto costoso (il terzo più alto nella storia del Napoli dopo Higuain e Milik) e non far spostare questi fondi su altri calciatori?

La teoria dell’errore

Partiamo dal presupposto che l’errore di mercato è una cosa possibile. Anzi, è dietro l’angolo. Per tutti. Ieri abbiamo scritto di Joao Mario e Gabigol, due costosi equivoci per l’Inter. Ogni primo settembre scriviamo delle scelte poco comprensibili di mercato (edizione 2016 e 2017), del Napoli come di tutti i club. Come dire: niente di malvagio o di condannabile, può capitare e soprattutto può capitare nel contesto di una gestione sana, virtuosa, che asseconda le esigenze tecniche e finanziarie nello stesso momento. E fa pure risultati niente male.

Proprio per questo, però, lo sviluppo mancato di Maksimovic fa rumore. È un tonfo importante, come quello di Vargas. Più di quello di Vargas, perché l’esposizione è stata maggiore. E quindi le aspettative erano ancora più alte, nonostante il ruolo differente. Il cileno fu acquistato per 13 milioni di euro, ma non è mai riuscito a dimostrarsi all’altezza di certe cifre. Maksimovic non è riuscito a imporsi, chi gli sta davanti nelle gerarchie di Sarri ha dimostrato di essere più affidabile di lui. E i risultati della squadra, insieme alla solidità difensiva del Napoli, danno ragione al tecnico. Resta però un retrogusto amaro, rispetto a un fallimento davvero senza attenuanti, fragoroso, chiaro. Ounas e Giaccherini sono due colpi altrettanto “sbagliati”, ma non fanno così male.

Domani

Secondo la narrazione di questi giorni, Maksimovic potrà riprendersi parte della sua dimensione giocando da titolare a Mosca. Il Napoli deve augurarsi che possa accadere, in modo da ritrovarsi un calciatore nuovamente valorizzato a giugno. Per rientrare da parte dell’investimento cedendolo sul mercato, magari per inserirlo in un nuovo progetto (nel caso di un addio di Sarri), oppure per concretizzare l’ipotesi primordiale del suo acquisto – Nikola come successore di Koulibaly o Albiol.

Insomma, Maksimovic è (ancora) un’incognita. Il mercato drogato da certi prezzi (se fosse stato acquistato già solo per 15 milioni questo articolo avrebbe avuto un tono diverso) ha in qualche modo fregato il Napoli che aveva impostato bene tutti i tagli dell’operazione ma poi si è ritrovato in casa un calciatore lontano da certi meccanismi. Forse, anche da certe valutazioni. Un peccato, un fallimento, una lezione. Un flop può essere anche utile, per non ricadere di nuovo nello stesso errore. Anche se Maksimovic è ancora in tempo per cambiare le cose – compirà 27 anni a novembre. Lo Spartak Mosca è un’opportunità, per lui e per il Napoli. Per provare a cambiare un finale triste, che sembra già scritto.

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