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Napoli-Inter, come Spalletti ha cambiato i nerazzurri (e viceversa)

La nuova Inter, appunti tattici e progettuali: il gioco, i cambiamenti e gli uomini del primo Spalletti nerazzurro. Domani sera si giocherà una partita affascinante.

Napoli-Inter, come Spalletti ha cambiato i nerazzurri (e viceversa)

Un tecnico completo

Fabrizio Corsi ha definito così Spalletti: «Più completo di Sarri». Il senso del termine è da ricercare nella prossimità con elastico, nel senso di allenatore che riesce a cambiare modo di giocare in base al materiale a disposizione. È vero, assolutamente e senza critica nei confronti di Sarri. Perché, ovviamente, non si tratta solo di cambi di moduli (difesa a tre o a quattro, diversa disposizione di centrocampisti e attaccanti) ma di principi di gioco. Quelli di Sarri sono decisamente meno liquidi rispetto a quelli dell’attuale allenatore dell’Inter, che più volte ha modificato il proprio approccio tattico lungo la sua (ormai ventennale) carriera ad alto livello.

Il confronto più semplice e immediato è quello con la Roma dello scorso anno. Il cambio di schema di riferimento (4-2-3-1 rispolverato a Milano) nasce dalla necessità di assecondare le qualità dei tre migliori interpreti della rosa, Icardi, Perisic e Candreva. E allora, il gioco si sviluppa e si svilupperà principalmente sulle fasce, attraverso le catene con i terzini e le continue sovrapposizioni con il trequartista centrale, che in realtà agisce più da uomo di supporto che da fantasista vero e proprio. Tanto è vero che domani sera, anche per la condizione non ottimale di Joao Mario, dovrebbe toccare a Borja Valero – con Vecino e Gagliardini in mediana.

L’ultima Roma, invece, aveva un’idea diversa di calcio: Dzeko terminale offensivo ad allungare la squadra e Nainggolan e Salah per cucire il reparto di centrocampo con l’attaccante bosniaco. E poi la difesa a tre, perché Fazio necessitava di un supporto maggiore nelle coperture preventive.

Come gioca l’Inter

Di conseguenza, parliamo di due esperienze di gioco completamente differenti. Se la Roma aveva necessità di far passare il gioco dai centrocampisti, e quindi di tenere di più il pallone tra i piedi, per concretizzare la manovra, l’Inter è una squadra in grado di essere anche fondamentalmente reattiva. L’idea di base è sempre quella della costruzione bassa secondo i dettami del gioco posizionale. Ma c’è anche altro, per esempio una verticalità maggiore (garantita dal dinamismo di Vecino) e la capacità di arrivare sugli esterni senza passare da azioni elaborate (i centrali difensivi per Borja Valero, poi subito l’apertura sulle fasce).

La nuova versione dei nerazzurri, anche per questo, punta innanzitutto a subire il meno possibile: cinque reti incassate, solo una decisiva. Del resto, l’obiettivo iniziale di Spalletti era quello di restituire un’identità alla squadra e all’intero ambiente. Di solito, e giustamente, si parte sempre dalla sistemazione della fase difensiva. Non è solo una questione di uomini, perché il pur ottimo Skriniar non può bastare a giustificare un cambiamento tanto profondo e proficuo. C’è un lavoro di razionalizzazione calcistica non indifferente.

Che, però, si controbilancia con una fase offensiva non ancora spumeggiante. L’Inter è il quarto miglior attacco, ma raramente ha impressionato per fluidità di gioco. Senza essere troppo severi, parlare dei nerazzurri vuol dire legare il loro destino alla forza di Icardi. Che, però, è davvero importante. Non a caso, Il Napolista è stato un fervente sostenitore del matrimonio post-Higuain tra il Napoli e Maurito. Prima che si palesasse Mertens, con il suo calcio diverso, eravamo convinti che l’argentino potesse essere l’unico sostituto del Pipita. I fatti, col tempo, ci stanno dando ragione.

Conclusioni

Sarà una bella partita. Il Napoli dovrà esibire il meglio del suo repertorio per poter pensare di mettere davvero in difficoltà l’Inter. Una squadra in fiducia, in salute, discretamente fortunata ma pure con ampi margini di miglioramento. E, soprattutto, con un progetto tattico definito e organico. Di cui Spalletti è il garante assoluto, in termini di identità e di qualità.

I ruoli della classifica e della narrativa sono quelli del favorito che ospita l’underdog, ma l’Inter ha già dimostrato di poter ribaltare certe gerarchie. A Roma, per esempio. Il Napoli, però, ha il vantaggio di un entusiasmo verificato in un grande inizio di stagione. E in una forza reale, percepita anche a Manchester.

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