ilNapolista

La Dinamo Kiev, tutt’altro che una squadra materasso: occhio ai rientranti Garmash e Yarmolenko

Gli ucraini di Rebrov potrebbero essere già fuori dalla Champions a inizio partita, ma sono pericolosi: all’andata, il Napoli soffrì il loro dinamismo e il gioco sugli esterni.

La Dinamo Kiev, tutt’altro che una squadra materasso: occhio ai rientranti Garmash e Yarmolenko

Un solo punto conquistato con un pari e tre sconfitte nelle quattro gare del girone e appena due gol segnati. Sembrerebbero i numeri di una squadra rassegnata e oggettivamente non in grado di creare problemi, ma non è così. La matematica non condanna ancora la Dinamo Kiev che verrà al San Paolo a giocarsi le ultimissime chances di qualificazione (a meno che il Besiktas, che giocherà in anticipo di due ore la sua gara contro il Benfica, non vinca: in quel caso gli ucraini sarebbero fuori dalla Champions ancor prima di scendere in campo e potrebbero battagliare solo per il terzo posto). Inoltre è un collettivo che ha una sua pericolosità e nelle gare precedenti lo ha abbondantemente dimostrato.

La lezione dell’andata

Basta prendere il match giocato a Kiev a settembre per ricordarsene: il Napoli, per una buona mezz’ora, subì fisicità e dinamismo degli avversari, andando in crisi soprattutto sugli esterni. Il gol subito da Garmash, con il troppo spazio concesso a Yarmolenko per il cross da una parte e a Tsygankov dall’altra per la sponda in mezzo, ne fu la prova lampante. La svolta arrivò quando gli azzurri ripagarono la Dinamo con la stessa moneta, allargando maggiormente il campo con repentini campi di gioco e sfruttando la relative difficoltà in copertura degli ucraini (in questo senso, molto simili, va detto, a quelle che incontra piuttosto spesso la squadra di Sarri). Per poi meglio contenere nella ripresa le catene laterali con raddoppi più tempestivi.

Il recupero degli infortunati

A proposito del goleador dell’andata, Garmash, il centrocampista non ha preso parte alle due gare perse con il Benfica, mentre per domani sera torna a disposizione. Il deficit, in termini di pericolosità per i suoi, è stato lampante. È stato il giocatore a concludere di più nelle partite contro gli azzurri e con il Besiktas (addirittura 8 volte contro i turchi). Che la Dinamo non sia riuscita ad andare a segno nei due match contro i portoghesi, da questo punto di vista, sembra decisamente meno casuale. Tra l’altro, in trasferta l’unica sconfitta stagionale è arrivata a Lisbona tre settimane fa. Lì mancava anche Yarmolenko, l’elemento di maggior caratura. Anche questo, probabilmente non è un caso.

Bisognerà dunque prestare molta attenzione al 4-3-3 ucraino. Modulo che può diventare, a seconda delle esigenze, un 4-5-1, o un 4-1-4-1, garantendo una buona copertura degli spazi soprattutto in fase passiva. Difficile pensare, nonostante le esigenze di classifica, che la Dinamo si getti in un assalto all’arma bianca. Il primo obiettivo della truppa di Rebrov, verosimilmente, sarà quello di congestionare la manovra azzurra impedendo un facile sviluppo sulle catene esterne. Non solo con il contributo passivo dei laterali offensivi Yarmolenko e Derlis Gonzalez (o Tsygankov), ma anche con quello degli intermedi: Garmash, per l’appunto, e Sydorchuk (mancherà invece Fedorchuk, lasciato a casa da Rebrov).

Dinamo Kiev
Campetto posizionale della Dinamo nella gara giocata a Lisbona contro il Benfica. Linea difensiva capace di stare piuttosto alta e grande densità nella zona mediana, con grande concentrazione soprattutto sui lati del campo.

L’equilibrio, innanzitutto

Risulterà fondamentale trovare e occupare opportunamente i cosiddetti half spaces, per mandare in tilt il circuito difensivo avversario. Che sia con gli inserimenti delle mezzali o con il movimento a convergere degli esterni offensivi per avvicinarsi alla punta (da quanto ha detto Sarri in conferenza stampa sulle condizioni di Gabbiadini, al 99% toccherà di nuovo a Mertens). In questo senso si può immaginare uno spartito di gara sulla falsariga di quanto accaduto contro la Lazio, anche se poi i biancocelesti scelsero la difesa a tre. Senza sottovalutare le coperture preventive nel momento in cui si dovesse perdere palla. Lasciare spazio alle ripartenze dei vari Yarmolenko, Gonzalez, Tsygankov e agli inserimenti di Garmash sarebbe un errore capitale. Non andrà presa sottogamba neppure la proprietà tecnica della punta centrale Moraes, che in Champions non ha ancora lasciato il segno (ah, se avesse segnato quel rigore a Lisbona…) ma in campionato di reti ne ha già segnate sei.

La gara di Udine ha lasciato intravedere qualcosa di diverso rispetto al passato: miglior capacità di gestione della partita a bassi ritmi, che visto quanto gli azzurri tengono palla significa automaticamente meno rischi e minor esposizione alle controffensive avversarie, proposta offensiva meno monotematica perché maggiormente estesa alla catena di destra. Sarà interessante vedere se tutto ciò resterà un caso isolato o si potrà assistere a nuovi trend da parte di Sarri e dei suoi.

ilnapolista © riproduzione riservata