Il paragone con Jorginho, quello che guadagnerebbe e perderebbe il Napoli. E l’idea di Piotr Zielinski a interpretare il ruolo di mezzala, proprio come Marek.
Un breve flash d’anteprima, sabato sera in Napoli-Chievo. Roba che ci aveva acceso l’immaginazione, che aveva portato il sottoscritto a scrivere un pezzo allucinato e forse anche un po’ allucinante, in cui si parlava di un centrocampo tecnico, forte, giovane e svolazzante. Tre giorni dopo, a mente fredda, è bene capire quali possano essere gli sviluppi del progetto tattico che Sarri sta portando avanti sottotraccia e sotto copertura, con pochissimi minuti di esposizione al pubblico (anche contro il Bologna era avvenuto il cambio Allan-Jorginho): Hamsik regista.
Una suggestione che non è solo nostra, ma che striscia a Napoli. E non solo, almeno nel senso prettamente geografico del termine: Juraj Venglos, che presumibilmente non abita tra Monte di Dio, i Decumani e la Reggia di Portici, ha definito questo progetto tattico come «un’evoluzione interessante».
Anche per noi è così, lo ribadiamo. Ci piace l’idea che Hamsik, un giorno all’improvviso (mo ci vuole), possa vedersi allungare la carriera da quella che sarebbe l’ennesima mutazione tattica del suo storico napoletano. Andando a memoria, senza indagare troppo, abbiamo vissuto diverse stagioni: quella dell’Hamsik mezzala di inserimento (il primissimo Reja), dell’Hamsik centrocampista di riferimento offensivo (Donadoni e primo Mazzarri), dell’Hamsik trequartista esterno o comunque uomo dietro la punta unica (secondo Mazzarri), dell’Hamsik trequartista centrale e quindi regista offensivo (Benitez) e infine dell’Hamsik tuttocampista, mezzala sinistra di definizione ma dall’ampio raggio di movimento (Sarri). Questa versatilità tattica un po’ è una colpa, un po’ è un merito: la mancata fissazione in un ruolo ha contribuito a generare ed alimentare equivoci (scoraggianti, ad esempio, alcune prove come trequartista), ma ha comunque permesso a Marek di trovarsi calciatore completo, nella geografia del campo e in quella della testa.
Proprio da qui nasce l’idea: Hamsik davanti alla difesa, per far girare la squadra. Come Jorginho, anche se le caratteristiche sono diverse; come Pirlo, ci viene da pensare quando cerchiamo qualcun altro che abbia compiuto lo stesso percorso di arretramento progressivo in campo. Anche qui, però, il paragone ci pare azzardato. La cosa, ora, è capire che regista sarebbe Hamsik e se questo regista che Hamsik diventerebbe è sostenibile per il Napoli, in una proiezione sul breve periodo.
Intanto, la capacità di dettare i tempi e di scambiare bene il pallone con i compagni. Due caratteristiche che Hamsik possiede e che in qualche modo sono riscontrabili nelle sue statistiche personali: in questo campionato, Hamsik ha completato 439 passaggi, ha una pass accuracy del 90% e il 59% dei suoi appoggi sono rivolti in avanti. Una buona percentuale, identica a quella di Jorginho. Che, a causa della gabbia predisposta su di lui da gran parte degli avversari affrontati finora (e della partita saltata a Pescara, mentre Hamsik finora ha giocato sempre titolare), ha messo insieme addirittura meno passaggi dello slovacco (359). In qualche modo, Hamsik dimostra di essere già pronto ad ereditare questa doppia skills di gestione del possesso, in quanto è già successo per contingenze esterne.
Volendo fare un discorso un po’ più ampio, che tenga conto di un maggior numero di partite, vedremmo che le differenze tra i due calciatori riguardano l’accuratezza nei passaggi e la partecipazione alla fase di non possesso. Nelle 38 partite giocate da Hamsik in Serie A nella scorsa stagione, l’accuracy negli appoggi è stata pari all’86%. Cinque punti percentuali in meno di Jorginho su un campione ben più basso: il brasiliano ha completato 3084 passaggi nello scorso anno, lo slovacco si è fermato a 2338. Una questione di ruolo, certo: Hamsik ha giocato il campionato scorso da mezzala, quindi con un’interpretazione più rischiosa nella giocata. Stessa cosa si potrebbe dire sugli eventi difensivi totali: 50 per Hamsik, 101 per Jorginho.
La diffidenza reale su questa idea tattica, al di là delle suggestioni, sta proprio qui: rispetto all’anno scorso, l’abissale discrepanza tende a ridursi, ma fino a che punto? Le qualità diverse di Hamsik permetterebbero al Napoli di esprimersi altrettanto bene nella gestione del possesso? Questa è una domanda cui è impossibile dare una risposta certa, almeno in un criterio di oggettività. La proiezione dei dati di questo campionato ci dice che il gap nelle due statistiche va diminuendo (abbiamo già visto i passaggi sopra, gli eventi difensivi sono stati 9 per Hamsik e 15 per Jorginho, che però ha una partita in meno), ma che il momento di un reale passaggio di consegne è ancora lontano.
A meno che il Napoli non cambi qualcosa, rinunciando all’idea di un possesso di sistemazione tattica per abbracciare una versione più aggressiva del proprio gioco. Qui sta il vero discorso. Hamsik garantirebbe un salto di qualità importante dal punto di vista della variabilità nel gioco: la grande mancanza di Jorginho sta nell’intuizione geniale, nel passaggio verticale che ti cambia la partita perché crea un’occasione, semina scompiglio, scompagina i piani difensivi avversari. Quello che riesce (riuscirebbe?) invece ad Hamsik che ha una grande capacità di calcio e potrebbe quindi offrire un’alternativa in più al gioco di Sarri, senza rinunciare al tiqui taca classico garantito da Jorginho. Ovvero una serie di movimenti e di passaggi ravvicinati che sono tranquillamente nelle corde dello slovacco. Ma che però vanno interpretati a seconda del momento della partita: Jorginho non è un fuoriclasse, ma ha proprio questa capacità di lettura emozionale e situazionale del gioco. Hamsik non ha mai giocato così, avrebbe ed avrà bisogno di tempo. Ma non c’è fretta.
Ultimo discorso: la rinuncia ad Hamsik, nel caso, come mezzala e quindi come guastatore offensivo. Lo slovacco è il calciatore con il maggior numero di occasioni create in questa primissima parte di stagione: 16 solo in campionato, la media di quasi 3 a partita (3 key passes e un assist). La posizione di centromediano pregiudicherebbe la possibilità di poter essere così determinante per il gioco offensivo del Napoli, di poter essere così vicino alla zona del campo nel quale si sviluppa l’ultima fase della manovra. Una scelta che, per un calciatore di 29 anni ancora nel pieno del furore agonistico e ancora, vivaddio, tanto decisivo, è quantomeno rischiosa. Come dire: metto qualità da una parte togliendola da un’altra.
Qui, a questo punto, entra in scena l’altro uomo: Piotr Zielinski. Che, vuoi o non vuoi, ha allargato a quattro il numero di centrocampisti fatti e finiti per Sarri e ha quindi anche involontariamente contribuito a far sorgere questo tarlo della bellezza: Hamsik regista al posto di Jorginho e Zielinski e Allan a fare legna e giocare bene a calcio ai suoi lati. È possibile che il polacco prenda il posto di Hamsik come uomo determinante nelle transizioni e nella costruzione del gioco offensivo? I dati dicono di sì: Zielinski, 306 minuti giocati e 9 occasioni create. Mancano il gol e i due assist di Marek, ma dire che non li ha ancora fatti perché non è capitato, e che comunque è destinato a farli, non ci pare un’utopia. Zielinski può essere considerato l’erede di Hamsik come mezzala a tutto campo, e possiede anche quella fisicità esplosiva sempre mancata allo slovacco. Una continuità che permetterebbe ad Hamsik di abbassarsi senza perdere troppo in avanti, e quindi di allungare la carriera dello slovacco. Ci pensi Sarri, anche con calma. Ragioni su questa evoluzione step-by-step, ha gli interpreti giusti per farlo e tempi e pressioni non esagerate. Con Jorginho e gli altri ragazzini in panchina, c’è spazio per pensare a questa rivoluzione. Che è fattibile e sostenibile, ma va preparata bene nel tempo, con calma. Come tutte le cose, belle e (im)possibili.