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La nipote di Heidegger, Maradona e Elena Ferrante

L’incontro fortuito con la giornalista tedesca, nipote di Heidegger, che seguì il Te Diegum ed è tornata a Napoli per l’amica geniale

La nipote di Heidegger, Maradona e Elena Ferrante

La nipote di Heidegger, Maradona ed Elena Ferrante. Sapreste trovare una relazione tra questi personaggi? Sembra una domanda alla Gregory Bateson, quando, in veste di docente, chiedeva ai suoi studenti di biologia quale fosse il rapporto tra una stella marina e il Senato degli Stati Uniti d’America. Il suo intento era quello di stimolarli a cercare connessioni, a trovare patterns which connect.

In questo caso non c’è intento pedagogico ma solo uno spunto per raccontare un incontro felice e fortuito.

Martedì pomeriggio mi reco in un bellissimo palazzo del centro storico di Napoli, Palazzo Casamassima, dove avevo lasciato la mia auto che non voleva saperne di mettersi in moto. Al centro del cortile, l’amministratore, Salvatore Orlando che da qualche mese sta promuovendo il palazzo come set di alcune riprese cinematografiche e televisive. È a colloquio con due donne che, per l’appunto, vogliono fittare per qualche ora un balcone per delle esigenze televisive.

Vorrei presentarti queste due signore, mi dice Orlando, una è Mariacarmen Morese, direttrice del Goethe Institut, e l’altra è Luzia Braun una giornalista della ZDF, una delle due televisioni pubbliche tedesche.

Ho conosciuto tanti anni fa, esclamo io, una giornalista tedesca che era la nipote di Heidegger. La Braun mi guarda stralunata e dice: sono io! Ci siamo incontrati 25 anni fa, venni a Napoli per un servizio sul Te Diegum, tu sei uno del comitato La classe non è acqua!

Rimango sbalordito, e non vi dico della faccia della Morese, baci, abbracci, ricordi…

Intanto sono colpito dal fatto che la Braun è una delle poche a ricordarsi del nome del comitato, in genere tutti ci identificano come quelli del Te Diegum. Il fatto, poi, che fosse la nipote del grande filosofo mi era rimasto impresso nella memoria perché, quando ci incontrammo la prima volta, la Braun commentando un epigrafe dell’introduzione del libro Te diegum. Genio sregolatezza e bacchettoni, confermò che il nonno, grande appassionato di calcio, amava ripeterla spesso rivolgendosi a Sepp Herberger, allenatore della Germania dell’epoca. L’epigrafe recitava: “il pallone è rotondo” che la sapienza enciclopedica di Vittorio Dini aveva giustamente attribuito ad Heidegger.

E la Ferrante? Luzia Braun è tornata a Napoli per allestire un servizio sulla misteriosa e straordinaria autrice de L’amica geniale. Il libro della Ferrante, infatti, sta per uscire per la prima volta nell’edizione tedesca e Luzia che è la vicedirettrice del settore cultura della Tv ne sta preparando la presentazione.

Quando ci rivediamo la sera per cenare insieme, Luzia e Carmen mi raccontano di aver incontrato un “lottatore” cioè uno che ha dato loro dei numeri da giocare al lotto, perché l’insieme degli eventi che hanno caratterizzato la loro giornata merita un giro di ruota. Già temo di essere trascinato in una dimensione oleografica classica, quando la risposta del lottatore mi fa capire che la giornata è buona. Alla domanda, infatti, delle due se potesse predire anche il futuro, il “lottatore” aveva risposto: sono un giocatore non un mago, appartengo alla libertà e al caso, la magia appartiene al potere!

Poi, su un lungomare piacevolmente abitato, di fronte a pizza e birra insieme al marito della Morese che si è aggiunto, ci lasciamo andare a discorsi sul caso che ci ha fatto incontrare, su frammenti delle nostre vite, sulla squadra e sulla città.

Tra un volo pindarico e l’altro, stimolati da un discreto tasso alcolico, arriviamo alla conclusione condivisa che Napoli non si può narrare con un punto di vista lineare, è una città polifonica attraversata da una molteplicità di tesi ed antitesi: è una città hegeliana.

È sulla sintesi che abbiamo qualche difficoltà…

Ps: Sono in attesa di ricevere sia i numeri che il nome del lottatore

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