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Milano guarda il Napolista / «Stile, linea e ironia: una testata pressoché unica tra quelle che si occupano di calcio»

Riassunto della puntata precedente: ho chiesto a un gruppetto di amici milanesi di aiutarmi ad esprimere un giudizio sul sito de il Napolista e perciò l’ho dato loro “in pasto” per un paio di settimane, perché lo potessero leggere e seguire per poi esprimere una valutazione. Gli amici che ho coinvolto sono tutti esperti di marketing e di comunicazione via web, oltre che appassionati di calcio.
L’analisi si è divisa in due parti. L’analisi del “contenitore” (grafica, layout…) pubblicata la scorsa settimana e l’analisi del “contenuto” (stile degli articoli, livello di interesse…) che leggete qui di seguito.

Ecco il quadro che ê emerso per quanto riguarda il “contenuto” de il Napolista.

Il mix di argomenti
«Il Napolista rappresenta una testata pressoché unica tra quelle che si occupano di calcio.» Gli articoli sono spesso realizzati da esperti, a volte da appassionati, tutti uniti dall’amore per il calcio, la loro città e la squadra della loro città.
L’elemento di originalità consiste nel mix di argomenti di stretta pertinenza alla squadra e alla società Napoli con altri che si occupano di questioni diverse, collegate in qualche modo alle prime ma che analizzano i risvolti politici, economici e sociali. Questo dà autorevolezza alla testata e la rende potenzialmente interessante anche per testate a maggiore diffusione per coglierne e rilanciarne i contenuti.

La forma degli argomenti
«Il Napolista ricorda una vecchia pubblicità della Simmental: tanta carne poca gelatina niente grasso. Per il Napolista: tanto testo poche immagini niente video».
Una scelta spartana, che avvicina il Napolista ai giornali “militanti” di qualche decennio fa. In controtendenza rispetto a ciò che si muove nel mondo dell’informazione via web, dove il visual ha sempre più spazio. Una scelta – forse – anche culturale.

Stile
«Molta ironia, scherzosità, a volte sarcasmo. Difficile trovare articoli che non ti facciano ridere o sorridere. E come è noto ridere fa bene».
Un’altra componente, anche questa apprezzata, è la misura con cui sono scritti gli articoli, mai offensivi o diffamatori («e questa che dovrebbe essere la regola del giornalismo, sportivo e non, sta purtroppo diventando l’eccezione»).
«Comunque si vede che quelli che lo fanno sono amici e si stimano».
«A leggerlo sembra di entrare in un club, ma un club in cui tutti sono accolti bene».

Linea
«È bello che il Napolista abbia una linea (sono Rafaelita) e che nello stesso tempo ospiti anche punti di vista diversi, senza discriminarli.»
Avere a che fare con una testata che ha una linea dichiarata (e non nascosta sotto una solo apparente equidistanza rispetto ai diversi punti di vista) rende il confronto chiaro e trasparente.
Una linea che non riguarda solo “lo specifico calcistico” ma anche una visione di come si vorrebbe fossero i rapporti sociali e il modo di interpretare la cosa pubblica, in particolare tra i napoletani e a Napoli.
«La valorizzazione dell’impegno, della serietà, dell’organizzazione, della costanza, il tutto unito al sorriso e alla fiducia».
«Rompe i soliti cliché».

Cos’altro?
L’ultimo tema proposto riguardava cos’altro (visto da Milano) si vorrebbe che il Napolista trattasse. L’idea che trova più consensi è quello di introdurre un punto di vista sul campionato in generale «nello stile del Napolista».

Per concludere, visto che a il Napolista piacciono le pagelle, ecco la pagella del Napolista sui principali elementi del contenitore e del contenuto.

Contenitore
Grafica 4
Layout 5
Banner 4

Contenuto
Mix di argomenti 9
Forma degli argomenti 6
Stile 9
Linea 9.

Ovviamente meglio avere una eccellente mozzarella in un packaging che a molti non piace che avere uno schifo di mozzarella in una splendida confezione. 2/fine
Bruno Patierno

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