
Alessandro Siani: «Ho diretto Maradona al San Carlo, mi disse che aveva paura di deludere la gente»
Al CorSera: «Da piccolo non avevo una stanza, studiavo sulle scale. Con Bisio sul set parlavo in napoletano, lui non ci capiva nulla»

Al CorSera: «Da piccolo non avevo una stanza, studiavo sulle scale. Con Bisio sul set parlavo in napoletano, lui non ci capiva nulla»

Giulia Steigerwalt a La Lettura: «Era privo di tabù. La Pozzi e la Henger volevano mostrarsi libere, ma sono rimaste ingabbiate nel pregiudizio».

L'attore si racconta a Il Fatto: «Una sera, a Giacarta, la moglie di un generale mi corteggia tutto il tempo con il marito che nel frattempo raccontava della sua collezione di bestie feroci»

Al Corsera: «Con Mina giravamo in Lambretta alle tre di notte a svegliare i pescatori per farci cucinare. Era una bonazza»

Al CorSera: «Quando giro un film chiedo una stanza d’albergo con il cucinino. Non butto mai gli avanzi. Mi sento un perito elettronico mancato»

Giuseppe De Rita al CorSera: «Domandava alla moglie il permesso per giocare ai cavalli, la sua vera passione. Era un vero esperto»

A La Verità: «Ci venne l'idea mentre interpretavamo gli arbitri. Lo abbiamo fatto in modo artigianale, con un muletto che mi teneva sospeso sulla parete».

A La Repubblica: «Sono un buon attore perché non so recitare. Moretti? Ho sempre pensato: se mi chiama sono contento, se non mi chiama sono più sereno».

A La Repubblica: «Napoli la conosco bene, l’ho vista crescere, distruggersi, rinascere, ricostruirsi. Nessuno fuori da Napoli sa cosa sia lo spirito napoletano»

A Specchio: «Ho vissuto la cauta del regime comunista in Albania, non volevo emigrare in Italia, scoprire le strade illuminate e i tanti canali tv».

A Il Fatto: «Lucio Dalla ci disse: “Bravi, farete strada”. Sapevamo della sua nomea da burlone e credemmo ci prendesse per il culo. Però era serio»

Al CorSera: «Per Cecchi Gori ci sarò sempre. Sordi era di una simpatia travolgente. Sul mio fondoschiena, su un quadro, Fellini scrisse: “Ho deciso abito qui”».

Al Messaggero: «Ritenevano gli 883 espressione di un mondo poco profondo e superficiale, eppure abbiamo cantato lo spirito di quegli anni»

A Sette: «Sette anni fa, durante un controllo di routine, mi scoprirono per caso due tumori. La prevenzione mi ha salvato la vita»

Aveva 98 anni. Il giornale che ha fondato ha pubblicato un appassionato ricordo. «Non tracciava mai un limite, era mosso da un’energia che era insofferente ai confini»

Le condizioni del noto scrittore napoletano, operato in angioplastica, sono stabili. La pagina ufficiale ringrazia per i tanti messaggi

Al Messaggero: «Il Festivalbar del '95? Fiorello mi provocò nel backstage. Mi arrabbiai per il playback. Dal pubblico mi tirarono una biglia».

Alessandro Borghi al Fatto: «Quando facevo avanti e indietro da Londra, trovavo una città ferma da due decenni. Il problema deriva dai suoi cittadini».

A Libero: «Per loro rappresentavo l’eversione. Ho imparato che per mandare in onda le tue canzoni ed enfatizzarle, qualcuno deve avere un interesse»

Al CorSera: «Di Gino Paoli diceva: come fai a essere innamorata di un uomo così cesso? La vecchiaia è bella se emerge il lato infantile, altrimenti è un inferno».