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Scotti: «Fedez e gli altri hanno un ego enorme. Bravi nel loro campo, come gli sportivi, ma ignoranti»

A Il Messaggero: «Ho chiesto a tre premier di fare una regola per poter rinunciare al vitalizio parlamentare, mi sono arreso: li do in beneficenza».

Scotti: «Fedez e gli altri hanno un ego enorme. Bravi nel loro campo, come gli sportivi, ma ignoranti»

Il Messaggero intervista Gerry Scotti. Nel 2015 aveva detto che a 60 anni si sarebbe ritirato e invece non l’ha ancora fatto.

A parte le quattro edizioni da conduttore del Festivalbar, dal 1989 al 1992, ha sempre lavorato in studio: non s’è stufato?

«Un po’, sì. Dopo 39 anni di carriera in tv vorrei uscire e mettermi a fare il divulgatore».

L’anno prossimo gli anni di tv saranno quaranta: quale super potere c’è voluto per arrivare fin qui?

«Non avere la puzza sotto il naso. Ho fatto un calcolo: all’ora di cena, sono entrato nelle case degli italiani almeno diecimila volte. In quella fascia oraria devi essere in sintonia con la gente. E poi c’è voluta un po’ di follia».

La sua è stata rinunciare ad andare a Los Angeles per frequentare un corso di regia per gli spot pubblicitari e accettare invece la possibilità datagli da Claudio Cecchetto a Radio Deejay.

«Tre giorni prima di partire cambiai programma e rinunciai all’America e tutto il resto. Il più grande azzardo della mia vita».

Registrando il suo podcast, con lei ospite, Fedez ha detto di non aver mai sentito il nome di Giorgio Strehler,
fra i più importanti uomini di teatro italiani. Vuole aggiungere qualcosa?

«Questi ragazzi hanno un ego enorme. Diventati popolari in pochissimo tempo, Fedez e gli altri sono bravi nel loro campo, come gli sportivi. Peccato che parlino di presente e futuro senza sapere nulla del passato. Sono molto ignoranti».

Scotti è stato deputato del Partito Socialista dal 1987 al 1992. Che ricordo ha della sua esperienza parlamentare?

«Era un Paese alla deriva e c’era tanta impunità. Tanti, in certi ambienti, pensavano di essere al di sopra della legge. Io da estraneo fui subito messo in disparte. Quando passavo si giravano e mi ridevano dietro, smettevano di parlare. Pensavo di poter fare qualcosa di buono, discutere, organizzare. Volevo la presidenza della Commissione condizione giovanile, me l’avevano promessa ma non l’ho mai avuta. Non mi facevano fare nulla, e quando provai a dare le dimissioni non le accettarono. Non è stata un’esperienza eclatante».

Ha firmato 33 proposte di legge: se ne ricorda una?

«Certo. Sono stato il primo in assoluto a proporre una legge “green” per non usare la plastica per gli alimenti, i giornali eccetera. Ero avanti».

Prende il vitalizio?

«Sì. Dopo aver chiesto a tre premier di fare una regola per poter rinunciare a quei soldi, l’ultimo a cui l’ho chiesto è stato Matteo Renzi, mi sono arreso: li prendo e li do in beneficenza».

A quanto ammonta e da quanto tempo lo incassa?

«Mille euro da settembre dell’anno scorso. A novembre per la Giornata della ricerca darò l’importo di un anno come borsa di studio. Se aspetto che cambino le regole…».

L’ultimo sfizio tolto?

«I miei risparmi, tolto il totem della casa, vanno tutti in auto e moto. Ne comprerei una al mese. Mi piacciono le Porsche. L’ultima che ho preso ha dieci anni. Ogni tanto la pulisco, l’abbraccio, me la bacio, l’accendo, faccio un giro e via. Alla mia età un oggetto di culto fa bene».

L’errore più grande che ha fatto?

«Non essermi laureato in Giurisprudenza. Mi mancavano due esami. Ho mancato di rispetto ai miei genitori che per me avevano fatto tanti sacrifici»

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