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Fabio Volo: «Colleziono statue di Gesù, a casa ho altari e candele dove prego e medito ogni giorno»

Al CorSera: «Noi lombardi siamo poco mediterranei: non ci lamentiamo, non attendiamo che qualcuno risolva i problemi al posto nostro».

Fabio Volo: «Colleziono statue di Gesù, a casa ho altari e candele dove prego e medito ogni giorno»
Db Milano 25/06/2022 - Party Like a Deejay / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Fabio Volo

Sul Corriere della Sera una lunga intervista a Fabio Volo. Nato a Brescia, ha mamma bergamasca, nonno cremonese e vive a Milano. Racconta di sentirsi profondamente lombardo.

«Questo fa sì che mi senta profondamente lombardo. Noi lombardi non abbiamo quella cosa dei siciliani, dei pugliesi e dei sardi che si identificano nella loro regione e quando si incontrano all’estero si “riconoscono”. No, noi non diciamo mai: “Ciao, sono lombardo”. Ci identifichiamo di più nella città, nel comune: siamo milanesi, bergamaschi, di Sondrio. O di Brescia, come me».

Qual è il suo tratto più «lombardo»?

«Noi lombardi siamo poco mediterranei, più vicini ai tedeschi. La cultura mediterranea ha un ritmo di vita più lento e lamentoso, mentre noi siamo più vicini al pragmatismo tedesco. Se ci succede qualcosa, cerchiamo subito di risolvere il problema, abbiamo una grande velocità di reazione alle avversità, non pensiamo mai “è colpa di…”, non attendiamo che qualcuno risolva il problema al posto nostro. Più che fare leva sul talento che non so di avere, non so nemmeno quale sia di preciso, nella vita mi ha salvato l’atteggiamento pratico che riconosco come lombardo».

Parla di sé, dice di essere diventato famoso tardi, a 30 anni, quando la sua personalità era già formata, motivo per cui non si prende troppo sul serio.

«Sono arrivato già grande in questa cosa, io ci entro ed esco continuamente. Vivo in una casa dove colleziono statue del Sacro Cuore di Gesù, non ho foto mie appese sui muri di casa, ho altari e candele dove prego e medito ogni giorno, la mattina e la sera».

I suoi figli si rendono conto che lei è un personaggio pubblico?

«Non mi conoscono tanto come personaggio pubblico. Io ho avuto due grandissime forze trainanti: una la situazione economica della mia famiglia, che era devastante, quasi traumatica; l’altra un padre che lavorava sempre, dunque l’assenza del padre. Ogni tanto penso che i miei figli non hanno né l’una né l’altra. Credo di aver trascorso più tempo con loro di quello passato con mio padre tutta la vita. Loro non hanno mai sentito la mancanza del padre o della madre».

Le piacerebbe vincere un premio letterario?

«Sarei anche contento, ma non appartengo a nessun circolo. Forse mi daranno un premio al carriera quando avrò 80 anni. Non mi hanno mai dato nemmeno le “Cuffie d’oro”, che sono i premi per la radio, molto meno intellettuali del cinema e della letteratura. Eppure faccio da 20 anni un programma che è veramente bello. Però non ho la faccia di uno che prende i premi, non tendo a essere simpatico».

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