Ramazzotti: «Dissi a Ceausescu “Presidente, tiriamolo su questo Paese, che lo vedo malmesso”»
Al Corsera: «Con la Nazionale cantanti dovevamo dare un assegno da 100.000 dollari a Michael Jackson, ci fece aspettare mezza giornata, mise l'assegno in tasca e ci liquidò»

Walter Veltroni presen ta oggi una lunga intervista Eros Ramazzotti su IlCorrieredellaSeraSette, in ci il cantautore da 70milioni di dischi venduti racconta di sé e della sua famiglia, del rapporto con Michelle Hunziker, dell’amore. Eppure quando gli si chiede se c’è un giorno, un solo giorno della sua vita che vorrebbe rivivere, Ramazzotti ci pensa e risponde così
«Mi chiedi se c’è un giorno della mia vita che vorrei rivivere. Bella domanda. Sì, ce l’ho. Il 5 luglio del 1982. Ero con gli amici a Santa Marinella e cercavamo un televisore dove vedere Italia-Brasile. Alla fine ne trovammo uno in bianco e nero, con quelle diaboliche antenne orientabili che sembravano fatte apposta per perdere il segnale: più le giravi più veniva nebbia. Ecco, vorrei gustarmi quella partita, emozionarmi come faccio oggi rivedendola, ma essendo un ragazzo, in quei giorni spensierati.
E poi episodi legati alla Nazionale cantanti
«Con la Nazionale cantanti una volta siamo andati a Bucarest. Ci ricevette Ceausescu. Gianni Morandi iniziò una filippica che non finiva mai, come fa lui. Io alla fine sbottai e, rivolgendomi a Ceausescu, gli dissi: “Presidente, tiriamolo su questo Paese, che lo vedo malmesso”. Non certo un diplomatico, ma avevo ragione, come la storia ha poi dimostrato. Un’altra volta dovevamo consegnare un assegno da 100.000 dollari a Michael Jackson per la sua fondazione. Ci fecero andare lì e aspettare mezza giornata. Sarai pure Michael Jackson ma io ti devo dare 100.000 dollari mica chiedere un autografo! Alla fine arrivò. Non lo si poteva toccare, manco fosse la Madonna di Czestochowa, disse due parole di circostanza e ci liquidò. Avendo messo in tasca l’assegno»