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Marcella Bella: «Dissi a Mogol: “Nell’aria” non la canto, è pornografica, mi vergogno»

Al Corriere della Sera: «Montagne verdi è la storia della mia vita. A Milano rimasi incinta, lui era sposato. Mina mi chiamò. Dopo 43 anni, stiamo ancora insieme»

Marcella Bella: «Dissi a Mogol: “Nell’aria” non la canto, è pornografica, mi vergogno»
archivio Image / Spettacolo / Marcella Bella / foto Beescoop/Image

Il Corriere della Sera intervista la cantante Marcella Bella che racconta alcuni episodi della sua vita privata e professionale.

La CGD mandò mio fratello Gianni da Giancarlo Bigazzi, che all’inizio era diffidente. Poi capì le potenzialità di Gianni (e mie). Bigazzi era una vecchia volpe, un vero scopritore di talenti. Cominciarono a lavorare assieme e ne uscì quel capolavoro che è “Montagne verdi”, canzone struggente, ricca di messaggi. Quest’anno compie 50 anni. La cantano ancora adesso, soprattutto i bambini».

Diciamo che esiste una Marcella prima di «Montagne verdi» e una Marcella dopo «Montagne verdi».

«Esattamente. Vita cambiata da così a così. Callegari ci faceva cantare nelle balere. Una grande scuola che per me, è stata un’esperienza molto formativa durata 4-5 anni. Ai giovani artisti di adesso questa manca. Dalla Sicilia ci siamo trasferiti in Emilia, la regione in cui si lavorava di più».

“Montagne verdi” narra di questa ragazzina che un giorno fa la valigia e lascia gli amici, l’erba, le cose felici per salire su un treno e andare a scoprire la nebbia di Milano. Insomma, una piccola emigrante. Le montagne verdi sono una metafora, sono le speranze. Le montagne verdi sono una metafora, sono le speranze. Insomma, una foto di quel che provavo io bambina alla ricerca del successo e dell’amore. E in effetti a Milano trovai entrambi. L’imprevisto però era dietro l’angolo… rimasi incinta. Era sbocciato un grande amore con Mario, un imprenditore milanese conosciuto fra le nevi di Madonna di Campiglio. Io ero giovanissima, e accolsi la notizia con felicità. Nonostante lui fosse sposato e già padre. Ricevetti una telefonata da Mina che si era trovata in una situazione simile molti anni prima con l’attore Corrado Pani. Voleva manifestarmi il suo appoggio. Mi disse: «A te andrà meglio». Ai miei tempi non c’era ancora il divorzio e l’Italia era più bacchettona. Con Mario (Merello, ndr), che poi sposai nel 1989, fu un vero colpo di fulmine: dopo 43 anni siamo ancora qui. Giacomo nacque nel 1980, molto più tardi arrivarono Carolina (1991) e Tommaso (1992).

Da adolescente lei era un sex symbol.

«Io non ci avevo pensato. Però ci pensò Mogol con il brano “Nell’aria”».

Come andò?

«A un certo punto il rapporto fra mio fratello Gianni e Bigazzi si interruppe e iniziò la frequentazione di Mogol che rimase incantato dalla personalità di Gianni. Decisero di farmi fare un album. E la prima canzone che venne composta è appunto “Nell’aria”. Venne annunciata come una grande canzone. Dissi: «Fatemi leggere questo testo». E loro risposero: «Ma no, dai, che poi tu trovi il pelo nell’uovo». Insomma alla fine presi questo testo. Lo lessi tutto d’un fiato. Poi mi arrabbiai: «Ma questo testo è pornografico», gli dissi. Gianni e Mogol negarono spudoratamente l’evidenza. «Mi vergogno e non lo canto», mi impuntai io. E loro: «Avevamo pensato a un look sexy gonna con spacco, guêpière di pizzo nero a vista, sigaretta fra le labbra». Io: «Voi siete impazziti tutti». Ma alla fine mi lasciai convincere. Tanto per cambiare, Mogol, l’istrione, aveva fatto centro e la canzone ebbe un successo enorme».

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