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«Io, paziente 1 del Cardarelli. Ho capito che ogni malato ha il suo Covid»

Repubblica Napoli intervista il primario Fiorella Paladino: «Ne sono uscita. Mi hanno sottoposto a più terapie. Falso che andai a trovare mia figlia a Milano»

«Io, paziente 1 del Cardarelli. Ho capito che ogni malato ha il suo Covid»

Repubblica Napoli intervista Fiorella Paladino, primaria del Cardarelli, la paziente 1 Covid-19 dell’ospedale napoletano. Oggi sta bene, il virus è passato, dopo 16 giorni di isolamento al Cotugno. Racconta la sua esperienza.

«È stato doloroso e traumatico. Sono viva grazie alla mia fede e alla scienza. E mi sento fortunata. E cercherò di uscirne più ricca».

La dottoressa è stata sottoposta sia alla terapia con il farmaco anti artrite reumatoide di Ascierto, il Tocilizumab,che a quella che prevede Kaletra più Clorochina.

«Agiscono su punti diversi. La Clorochina ha un potere anti infiammatorio, così come il Tocilizumab con una selettività sul polmone infiammato, mentre l’antivirale è il Kaletra. Chiaro che stiamo facendo una sintesi per trasparenza, ma esistono tanti criteri e variabili nei protocolli da seguire».

Racconta l’isolamento dai familiari, la paura di non farcela e l’impotenza di fronte a un nemico sconosciuto.

«Perché il tuo nemico non sai chi è, per noi medici abituati a razionalizzare è frustrante, vogliamo capire. Invece una cosa l’ho capita, purtroppo: che ogni ammalato di Covid ha il “suo” Covid. Io ho avuto una polmonite bilaterale insterstiziale tipica, febbre altissima per 9 giorni che non scendeva, ma anche  altre manifestazioni. Però mi è toccata la fortuna di non avere una grave insufficienza respiratoria. Certo, l’affanno, ma tanto ero immobile».

La dottoressa ha avvertito i primi sintomi il 5 marzo. Il giorno dopo si è assentata dal lavoro ed è stata ricoverata il 12. Intanto, però, sui social si erano sparse voci su un suo viaggio a Milano, per andare a trovare la figlia. Era stata indicata quella come la causa del contagio, ed era partita la caccia all’untore.

«Quanto male, quanta follia si sprigiona in certi casi. Mi lasci solo dire che è tutto falso. Mai stata a Milano, le mie figlie risiedono a Napoli ed io ho lavorato tanto in quei giorni».

Ora la dottoressa ne è fuori, ma invita tutti a non abbassare la guardia.

«I dati cominciano piano piano a spaventarci di meno, ma non è un buon motivo per vanificare tutto. Ve lo chiedo da medico e da ammalata che ha avuto la fortuna di sopravvivere: restate a casa. Evitiamo il propagarsi del contagio. Con determinazione. Già così si soffre tanto nei nostri ospedali».

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