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Kvara: «Anche nei grandi stadi provo ancora a giocare a calcio come facevo in strada»

Il campione del Napoli protagonista del format della Lega “Campioni del Made in Italy”: «Sono così grato per il modo in cui i tifosi mi trattano»

Kvara: «Anche nei grandi stadi provo ancora a giocare a calcio come facevo in strada»
Ci Napoli 03/03/2024 - campionato di calcio Serie A / Napoli-Juventus / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: esultanza gol Khvicha Kvaratskhelia

Il format della Lega Serie A che racconta i talenti del campionato italiano, “Campioni del Made in Italy”, intervista Khvicha Kvaratskhelia, attaccante del Napoli. Su YouTube la Lega presenta così la 18esima puntata su Kvara:

Dalle vie di Tbilisi ai vicoli dei quartieri spagnoli, Khvicha Kvaratskhelia incanta i tifosi partenopei da ormai quasi due anni. Dalla sua prima partita con la maglia azzurra, il georgiano ha immediatamente conquistato il cuore del popolo napoletano con le sue magie e il suo talento cristallino, portando molti a paragonarlo addirittura al Pibe de Oro“.

Kvara: «Il calcio è la mia vita»

Le parole del georgiano:

«Mi manca casa mia ogni giorno. Ma anche in Italia comincio a sentirmi casa. Qui vivi per il calcio. Si vede che sono felici quando guardano il calcio, e questo è incredibile. Non lo vedi da nessun’altra parte, devo dire. Sono così grato per il modo in cui i tifosi mi trattano e per l’amore che mi dimostrano. Per me il calcio è tutto, non ci sono dubbi, il calcio è la mia vita».

«Giocavo con i miei amici per strada ogni volta che uscivo di casa. Anche dopo l’allenamento, ero lì a giocare con loro. Ho mosso i miei primi passi nel calcio di strada. Lì sono cresciuto. Penso che si veda dal modo in cui gioco. Per strada fai tanti tocchi, ami avere la palla tra i piedi. Ora che gioco su campi veri, nei grandi stadi, provo ancora a giocare come facevo in strada. Quindi le strade mi hanno cresciuto come giocatore di calcio. Avevo credo otto anni quando ho iniziato a giocare in un club vero e proprio».

«Quando avevo 8 anni ho cominciato a giocare in un club vero e proprio, in una buona Academy, poi a 11 anni sono passato nella grande accademia della Dinamo Tbilisi. Ho trascorso cinque anni lì, è una grande accademia, ci sono grandi calciatori che potrebbero giocare ad altissimi livelli. Vivevo lì e tutti nel club mi hanno aiutato tanto. Quand’ero bambino guardavo tante partite di Serie A. Sapevo che i difensori italiani erano i migliori al mondo. In Georgia quando parli del calcio italiano si pensa subito ai grandi difensori».

«Maradona? E’ stato uno dei giocatori migliori della storia del calcio. Penso che sia pazzesco che ci siano persone che mi paragonano a lui o che cercano di farlo. Per me è un piacere ovviamente e sono felice di tutto questo. Quando giochi nella squadra in cui giocava Maradona è un piacere. Prima di venire qui mio padre mi diceva sempre che Maradona era il migliore di sempre, era il suo idolo».

«Quando la mia famiglia viene qui a trovarmi li porto sempre allo stadio, loro cercano sempre di uscire per mangiare pizza, pasta e tutto quello che di delizioso hanno qui. Amano il cibo italiano, uno dei migliori al mondo. L’unica cosa con cui scambierei pizza e pasta è il khachapuri, un piatto tipico georgiano».

«Penso che napoletani e georgiani siano abbastanza simili perché quando facciamo qualcosa puntiamo sempre al miglior risultato. In Georgia amano troppo anche il calcio, come a Napoli. Per me Napoli ha delle belle vedute, anche meglio di Tbilisi, ma Tbilisi è una bella città. I dettagli sono importanti, quando lavori duro il calcio ti restituisce tutto. Ogni lavoro è importante».

«In serie A ci sono grandi portieri, quindi se calci normalmente il portiere bloccherà il tiro. Devi essere bravo, non è mai facile, per questo lavoriamo ogni giorno per calciare meglio. Anche il talento è importante, ma se hai talento e non lavori abbastanza non sarai all’altezza, mentre se lavori duro sarai all’altezza».

«Scudetto? E’ stato qualcosa di folle perché non avrei mai immaginato, neanche nei miei sogni più sfrenati, che un giorno sarei diventato campione d’Italia. Non potevo crederci, è stato un risultato troppo grande, non pensavo che sarei diventato campione d’Italia. Ma mentre uscivo ho pensato tra me e me ‘Ce l’ho fatta’».

«I tifosi mi motivano perché quando vedi la loro passione e la loro voglia di vincere, vuoi vincere per loro, a volte ne hai bisogno. Ti danno un’energia che non puoi trovare altrove. Dopo la vittoria in casa della Juventus sapevamo che eravamo a un passo dal diventare campioni d’Italia, tutti gridavano e cantavano all’aeroporto, è qualcosa che non puoi immaginare, una cosa troppo bella, una delle migliori che mi sia mai capitate. Fu il giorno più bello della mia vita».

«Quando vinci il titolo una volta vuoi vincerlo di nuovo, provi a bissare il successo e a dare il massimo per riuscirci. Ma nella vita nulla è facile. Sono diventato campione d’Italia alla mia prima stagione e sono stato il primo a dare il via alla festa. Ho imparato tanto qui, non solo nel calcio ma proprio nella vita. Ho imparato tante cose fuori dal campo sul Napoli e sulla gente. Far parte di questa città è un’esperienza meravigliosa. Se dovessi andarmene sono sicuro che mi mancherebbero tante cose».

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