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Xavi: «Non penso ancora al Napoli, ma in campionato cerchiamo di non stancarci troppo»

“Come veri centrocampisti ci sono rimasti solo Fermín e Gündogan. Ti diverti poco e soffri molto. È normale, è il Barça”

Xavi: «Non penso ancora al Napoli, ma in campionato cerchiamo di non stancarci troppo»
Barcelona's Spanish coach Xavi walks during the medal ceremony after the Spanish Super Cup final football match between Real Madrid and Barcelona at the Al-Awwal Park Stadium in Riyadh, on January 14, 2024. (Photo by Giuseppe CACACE / AFP)

“Domani sicuramente faremo qualche cambiamento rispetto all’altro giorno. Dobbiamo pensare al giocatore, non perché martedì c’è la Champions. Pensiamo alla stanchezza, all’accumulo di minuti… non a martedì perché è una partita importante, ma pensare al calciatore in modo che tutti i giocatori siano disponibili in questo periodo e fino alla fine della stagione”. Xavi non può non pensarci, al Napoli. Però ovviamente si nasconde un po’, prima ha il Maiorca in campionato. E ha anche il dovere di tenere in piedi la Liga: “Si può ancora vincere”, dice.

Il problema del Barcellona è ovviamente a centrocampo: “Adesso non c’è più molto da scegliere al centro del campo. Come centrocampisti praticamente naturali abbiamo solo Fermín e Gündogan. Dobbiamo reinventare i giocatori, come abbiamo già fatto con Christensen, che secondo me sta andando molto bene. Possiamo riadattare Joao Félix, Ferran, Raphinha, Sergi Roberto… ma non sono centrocampisti tipici”.

E cambiare sistema di gioco? “No, il sistema si può cambiare ma il modello è molto difficile da cambiare, perché uno crede nel modello. Penso che dovremmo attaccare, essere offensivi… ma il sistema può variare. Mai il modello. Purtroppo l’idea che avevamo a inizio stagione con Pedri, Gavi, Frenkie… non hanno mai potuto giocare insieme“.

“Penso che la Liga non sia ancora perduta. E quindi non possiamo cambiare il chip e pensare alla Champions League, da adesso. La pressione economica di andare avanti? Il Barça ti mette sempre pressione. Immagina la massima pressione che hai sperimentato nella vita, perché è così che ci si sente ad allenare il Barça ogni giorno. Ti diverti poco e soffri molto. È normale, è il Barça“.

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