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Juan Jesus, per Gravina la sua reazione è stata tardiva: doveva fermare la gara (Corsera)

Il quotidiano spiega perché la Figc non impugnerà la sentenza: aveva chiuso l’episodio in campo, la denuncia solo dopo la versione di Acerbi

Juan Jesus, per Gravina la sua reazione è stata tardiva: doveva fermare la gara (Corsera)
As Roma 09/02/2023 - Assemblea straordinaria elettiva di Lega Pro / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina

Per Gravina la reazione di Juan Jesus sarebbe stata tardiva. Lo scrive il Corriere della Sera che spiega perché Gravina presidente della Figc non impugnerà la sentenza del giudice Mastrandrea su Acerbi. Ecco cosa scrive il quotidiano milanese:

Quella di Juan Jesus sarebbe stata una reazione tardiva. Il brasiliano del Napoli avrebbe, in buona sostanza, chiuso pacificamente l’episodio del campo, salvo poi denunciare pubblicamente l’insulto, a suo dire, razzista di Acerbi dopo che il difensore dell’inter aveva negato qualsiasi offesa. Premessa, questa, per meglio comprendere anche la posizione del presidente federale Gabriele Gravina che non impugnerà la sentenza di assoluzione del giudice sportivo. Piuttosto da via Allegri filtra un convincimento: se Jesus avesse fatto interrompere la gara — e l’arbitro La Penna glielo aveva chiesto — l’epilogo della vicenda sarebbe stato diverso.

Le parole di Juan Jesus dopo la sentenza

Juan Jesus torna a parlare dopo quanto accaduto con Francesco Acerbi durante il match tra Inter e Napoli e il verdetto del Giudice sportivo.

Sul sito del Napoli si legge:

In merito a quanto accaduto durante Inter-Napoli e alla successiva decisione del giudice sportivo, Juan Jesus, accompagnato dai suoi legali, intende precisare quanto segue. 

“Ho letto più volte, con grande rammarico, la decisione con cui il Giudice Sportivo ha ritenuto che non ci sia la prova che io sia stato vittima di insulti razzisti durante la partita Inter-Napoli dello scorso 17 marzo: è una valutazione che, pur rispettandola, faccio fatica a capire e mi lascia una grande amarezza. Sono sinceramente avvilito dall’esito di una vicenda grave che ho avuto l’unico torto di aver gestito “da signore”, evitando di interrompere un’importante partita con tutti i disagi che avrebbe comportato agli spettatori che stavano assistendo al match, e confidando che il mio atteggiamento sarebbe stato rispettato e preso, forse, ad esempio.

Probabilmente, dopo questa decisione, chi si troverà nella mia situazione agirà in modo ben diverso per tutelarsi e cercare di porre un freno alla vergogna del razzismo che, purtroppo, fatica a scomparire. Non mi sento in alcun modo tutelato da questa decisione che si affanna tra il dover ammettere che “è stata raggiunta sicuramente la prova dell’offesa” ed il sostenere che non vi sarebbe la certezza del suo carattere discriminatorio che, sempre secondo la decisione, solo io e “in buona fede” avrei percepito. Non capisco, davvero, in che modo la frase “’vai via nero, sei solo un negro …” possa essere certamente offensiva, ma non discriminatoria.

Non comprendo, infatti, perché mai agitarsi tanto quella sera se davvero fosse stata una “semplice offesa” rispetto alla quale lo stesso Acerbi si è sentito in dovere di scusarsi, l’arbitro ha ritenuto di dover informare la Var, la partita è stata interrotta per oltre 1 minuto ed i suoi compagni di squadra si sono affannati nel volermi parlare. Non riesco a spiegarmi perché mai, solo il giorno dopo e in ritiro con la Nazionale, Acerbi abbia iniziato una inversione di rotta sulla versione dei fatti e non abbia, invece, subito negato, appena finita la partita, quanto era in realtà avvenuto.

Non mi aspettavo un finale di questo genere che temo – ma spero di sbagliarmi – potrebbe costituire un grave precedente per giustificare a posteriori certi comportamenti. Spero sinceramente che questa, per me, triste vicenda possa aiutare tutto il mondo del calcio a riflettere su un tema così grave ed urgente”.

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