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Sinner, Franco Fava scrive a Cazzullo: «Alle Olimpiadi il Coni convochi solo chi paga le tasse in Italia»

Al Corsera: «perché Tamberi dovrebbe pagare l’Irpef sui 150.000 euro del premio Coni per l’oro (speriamo) e Sinner nemmeno un centesimo?»

Sinner, Franco Fava scrive a Cazzullo: «Alle Olimpiadi il Coni convochi solo chi paga le tasse in Italia»
Russia's Daniil Medvedev (R) and Italy's Jannik Sinner walk towards their benches at the end of second set during their men's singles final match on day 15 of the Australian Open tennis tournament in Melbourne on January 28, 2024. (Photo by Lillian SUWANRUMPHA / AFP) / -- IMAGE RESTRICTED TO EDITORIAL USE - STRICTLY NO COMMERCIAL USE --

Franco Fava scrive a Cazzullo su Sinner: «Il Coni convochi alle Olimpiadi chi paga le tasse».

Franco Fava, mezzofondista italiano degli anni Settanta nonché storico collaboratore del Corriere dello Sport, scrive al Corriere della Sera – alla rubrica delle lettere di Aldo Cazzullo – sul caso Sinner e residenza fiscale a Montecarlo.

Caro Aldo, la sua riserva circa la scelta di Sinner di eleggere a Montecarlo la residenza fiscale, mi fa riflettere su come la morale nello sport, tanto più se si è grandi campioni, a volte possa stridere con il senso civico. Da ex atleta olimpico sono sempre stato convinto che l’etica non sia solo quella espressa in campo, in piscina o su una pista, ma anche nel compiere alcuni doveri imprescindibili, come pagare le tasse nel proprio Paese anche se gran parte del reddito è prodotto all’estero.

Del resto la lotta all’evasione continua a restar fuori dall’agenda di governo. L’impresa di Sinner ha riscosso anche l’elogio di papa Francesco, che ha ricordato come «il tennis può dare lezioni di vita». Bene. Per questo non vorrei che questa estate ai Giochi di Parigi, il portabandiera azzurro fosse un italiano con residenza fiscale nel Principato. Basterebbe una piccola norma del Coni: convocazione olimpica a chi paga le tasse in Italia. Altrimenti mi dice lei perché ad esempio il poliziotto Tamberi dovrebbe pagare l’Irpef sui 150.000 euro e passa del premio Coni per l’oro (ci auguriamo) e Sinner nemmeno un centesimo?

Cosa ha scritto Cazzullo su Sinner

Cazzullo e Sinner che paga la tasse a Montecarlo: «La fedeltà fiscale non rientra nell’orgoglio italiano». Ne scrive nella rubrica delle lettere che cura per il Corriere della Sera. In passato Cazzullo ha più volte criticato la scelta di Sinner – come di altri – di avere la residenza a Montecarlo.

Scrive Cazzullo:

Trovo discutibili sia la tempesta di melassa dei politici — nessuno escluso — sui social, sia certi titoli: «Il volto migliore del nostro Paese», «orgoglio italiano», «i grandi valori», «il suo esempio aiuta la società»… Perché se la valutazione non è sportiva, ma morale, allora il fatto che il nuovo portabandiera dello sport italiano abbia la residenza fiscale a Montecarlo, e quindi non contribuisca alla sanità, alla scuola, alla sicurezza, alle molte esigenze della comunità nazionale che rappresenta, dovrebbe farci dubitare non tanto di Sinner, quanto di noi stessi. Un popolo che in fondo si disprezza.

Perché non paga le tasse in Italia

Per tre volte in questi decenni mi sono trovato in una tempesta social (e non era melassa). Quando ho espresso qualche preoccupazione sulla dipendenza di molti ragazzi dai videogames. Quando ho scritto un libro sugli errori e sui crimini del Duce. E quando ho espresso una riserva sulla scelta di Sinner (perfettamente legale, fino a quando anche l’Italia non farà una legge da una riga come quella vigente in Francia: i cittadini della Repubblica italiana non possono prendere la residenza fiscale nel principato di Monaco).

Sembra che ce l’abbia con lui, non è così, quindi allarghiamo il campo, ad esempio al candidato alla presidenza di Confindustria Antonio Gozzi che ha l’azienda in Lussemburgo: come può rappresentare gli interessi degli imprenditori italiani? Se la fedeltà fiscale — che a mio avviso dovrebbe vincolare le persone fisiche più ancora delle imprese — non è considerata una condizione necessaria per esercitare una carica o un ruolo pubblico, all’evidenza è perché consideriamo lo Stato un nemico o comunque una cosa altra da noi.

Mi dicono che sia ipocrisia, moralismo, retorica. Facciamoci un giro insieme in una scuola disastrata, in una caserma dove carabinieri rischiano la vita per 1.500 euro al mese, in un reparto di oncologia infantile, di malati terminali, o di qualsiasi ospedale; poi mi dite chi è l’ipocrita, il moralista, il retore.

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