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La Serie A vuole “ricattare” il governo per far tornare gli sponsor betting sulle maglie (Il Fatto)

Minaccia di non assegnare i diritti sul betting della Serie A per costringerlo ad affrontare il tema. Meloni non è convinta, il Vaticano non vuole

La Serie A vuole “ricattare” il governo per far tornare gli sponsor betting sulle maglie (Il Fatto)
A sports enthusiast holds a betting slip at a sports betting shop in July 15, 2019 in Nairobi. Kenya's Betting Control and Licence Board announced sweeping restrictions in May 2019, on gambling advertisements, including outright bans on celebrity endorsements and social media promotions, in a blow to the fast-growing gambling industry in East Africa. (Photo by SIMON MAINA / AFP)

La Serie A vorrebbe che fossero reintegrate le pubblicità sulle scommesse. I club stanno provando a far saltare il divieto del 2018. Si parla di sponsor dal valore di circa 100 milioni.

Lo riporta “Il Fatto Quotidiano“:

“La lobby del pallone torna a bussare alla porta del governo con la prossima pretesa: cancellare il divieto di pubblicità del gioco d’azzardo previsto dal Decreto Dignità. Ci vuole coraggio, dopo lo scandalo scommesse che ha appena travolto il calcio italiano. Ma questi sponsor varrebbero circa un centinaio di milioni, secondo quanto certificato anche da una relazione dell’Antitrust. E per riaverli la Serie A è pronta a “ricattare ” il governo, non assegnando i diritti sul betting del campionato, per costringerlo ad affrontare il problema“.

Il Decreto Dignità fu voluto dall’ex ministro Luigi Di Maio e introdusse un divieto di pubblicità che riguarda il gioco a pagamento attraverso qualsiasi mezzo di comunicazione. Nel corso degli anni la legge è stata aggirata diverse volte, dato che diversi club vengono sponsorizzati da brand di scommesse che si nascono dietro siti di news o pronostici. Il divieto ha sempre resistito ai numerosi tentativi di abolizione.

LA SERIE A TORNA ALLA CARICA

Adesso la Serie A ci riprova e passa alle minacce.

La richiesta è tornare a permettere la pubblicità ma senza l’invito diretto a scommettere: per intenderci, il logo sulla maglia sì, lo spot con magari il coinvolgimento dei calciatori no. Non è comunque facile perché permangono le resistenze del Vaticano, molto ascoltate a Palazzo Chigi dal sottosegretario Alfredo Mantovano, e nemmeno la premier Meloni è convinta di un provvedimento difficile da spiegare all’opinione pubblica (invece colpire il calcio dei “ricchi scemi” fa sempre consenso, come dimostra la recente piazzata di Salvini sul Decreto Crescita)

SULLE SCOMMESSE

Del resto, la Serie A indebitata fino al collo punta forte per trovare nuove risorse: parliamo di un giro d’affari di 13 miliardi nel 2022, circa 2 riconducibili al calcio, di cui i club non vedono un centesimo. Il vero colpo grosso a cui mira il pallone è ottenere una percentuale di questo gettito“.

Ad oggi la Serie A si accontenterebbe dell’abolizione del Decreto Dignità, “un altro splendido messaggio per il calcio italiano“.

 

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