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Quando De Laurentiis “blastava” il Frosinone sul NYT: «Le squadre troppo scarse andrebbero multate»

Era il 2019. Il Frosinone era il suo esempio di “piccola” inutile. Come si dice in ciociaro “non sputare in cielo che…”

Quando De Laurentiis “blastava” il Frosinone sul NYT: «Le squadre troppo scarse andrebbero multate»
Db Torino 23/09/2018 - campionato di calcio serie A / Torino-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis

Quando De Laurentiis “blastava” il Frosinone sul NYT: «Le squadre troppo scarse andrebbero multate»

C’è stato un tempo, parecchio prima che il Napoli diventasse parte della bolla turistica cittadina vincendo lo scudetto, in cui Aurelio De Laurentiis dettava la sua “rivoluzione” del calcio al New York Times. Era il 2019. Il ritratto aveva la firma di Rory Smith. In quell’occasione De Laurentiis riuscì a portare sulle pagine del più autorevole quotidiano del mondo il Frosinone. Con uno di quegli attacchi frontali che gli vengono così naturali. Lo infilò tra Uefa, Fifa, Adidas, Nike, diritti ed establishment politico italiano.

Il Frosinone all’epoca era il suo esempio di “sottoperformance”. Squadre come il Frosinone – disse – “non attirano fan o interessano le emittenti al campionato. Arrivano, non cercano di competere e tornano indietro, tranne che con i loro forzieri. Se non possono competere, se finiscono per ultimi, dovrebbero pagare una multa. Non dovrebbero ricevere denaro per il fallimento”.

Nel mondo di oggi resta traccia di tutto. Figurarsi se la traccia è stampata sul New York Times. Sono dichiarazioni che fanno un po’ ridere rilette all’indomani di Napoli-Frosinone 0-4.

“Arrivano,  non cercano di competere e tornano indietro”.

Come si dice in ciociaro “non sputare in cielo che in faccia ti torna”?

COME RISPOSE ALLORA IL FROSINONE

Il club laziale prese posizione con una nota ufficiale pubblicata sul sito della società. Che vi riproponiamo.

Novanta anni di Storia, di passione, d’amore, di lacrime-sudore-sangue’ meritano rispetto. Lo ha detto il presidente del Frosinone, dottor Maurizio Stirpe, in replica garbata alle dichiarazioni da ‘conducator’ del patron del Napoli, dottor Aurelio De Laurentiis. Lo ribadiamo, ‘ad adiuvandum’. Il Frosinone Calcio a tutto tondo merita rispetto. In blocco. Presidente, dirigenti, Società, calciatori, staff, tifosi, dipendenti. Sia chiaro a tutti: l’immagine del Frosinone è specchiata, limpida come l’acqua. E il fango ad orologeria dovrebbe essere bandito per decreto da questo Paese, sempre più culla dei veleni piuttosto che del Diritto. Il Frosinone Calcio merita rispetto perché rappresenta la sintesi di un piccolo-grande miracolo italiano: vivere a testa alta, con il cuore in mano, tra i Titani, sgomitando sul campo. Anche a costo di atroci sofferenze. Non potrà quindi mai essere una intervista rilasciata oltre un mese fa dall’ineffabile Aurelio De Laurentiis tra i ‘fumi’ di quella Liverpool fatale alle sorti del suo Napoli, a gettare fango gratuito sui colori giallazzurri.

Un tentativo maldestro quello di parlare di fallimenti, di Serie C, di retrocessioni, di assenza di ‘appeal’, di fetta di pagnotta. Il tutto rilanciato da un quotidiano sportivo nazionale, per quel sottile gioco a tenaglia teso ad offuscare l’immagine di un Club come il Frosinone che ha saputo scalare i gradini del calcio italiano con le unghie, sostenuto anche nei momenti difficili come quelli attuali dall’affetto impagabile dei propri tifosi. E che per questo dà fastidio più di quanto magari oggi non lo dimostri sul campo.

Il Frosinone: “In rapporto a Napoli, facciamo più spettatori del San Paolo”

Due esempi, su tutti. Che possono aiutare anche in più distratti. Il dottor Aurelio De Laurentiis avrebbe dovuto – e comunque è ancora in tempo per farlo – attivarsi in maniera opportuna e si sarebbe reso conto, con un semplice click al computer, che il Frosinone – proprio in quanto ad ‘appeal’ rappresenta un altro spicchio di quel piccolo-grande miracolo italiano nel calcio. Un esempio: una città di 46.000 abitanti porta allo stadio ‘Benito Stirpe’ 14.500 spettatori di media ed ha una fidelizzazione imponente. Semplice proporzione: per il milione di abitanti di Napoli, servirebbero 4 San Paolo uno sull’altro.

“Noi abbiamo lo stadio nuovo, e voi?”

Ma c’è di più. Il presidente De Laurentiis – in veste di novello Cesare nel Colosseo virtuale del calcio italiano – ha fatto ‘pollice capovolto’, dichiarando che quei soldi dei diritti tv andrebbero negati a Club come il Frosinone, per lui destinati a morire calcisticamente parlando. Il Frosinone, bene che si ricordi, per una sola apparizione in serie A, ha saputo invece guardare oltre, investendo quei soldi per la costruzione di un gioiello di stadio che si piazza tra i primi 20 nel mondo e di un Centro Sportivo all’avanguardia. Il Napoli, a proposito di proporzioni, con i soldi dei diritti tv avrebbe potuto costellare tutta la città e l’hinterland di stadi da 80.000 posti. E allora anche qui andrebbe fatta una riflessione: è la mentalità dei Presidenti che fa la differenza, più che i soldi che ricevono in dote.

Non andiamo avanti, perché le altre frasi sulle centinaia di miliardi del vecchio conio dette da De Laurentiis lasciano amaramente il tempo che trovano. Dispiace dirlo ma trasudano di disprezzo.

Per fare il presidente servirebbe la patente

Crediamo quindi che il mondo del Calcio in Italia non abbia bisogno di guru né di santoni. Ha bisogno di passione e di amore, ha bisogno di normalizzazione, ha bisogno di svelenire i comportamenti dal vertice. Ha bisogno di esempi, anche di ironia, anche di sfottò ma mai di cattiverie, mai di commenti sprezzanti. Bruttissimi esempi che qualcuno dovrebbe pur censurare, chissà. Non a caso la ‘patente del dirigente’ – chiesta da almeno 15 anni dal presidente del Frosinone, dottor Maurizio Stirpe – è rimasta lettera morta. E mai come oggi sarebbe davvero necessaria per ‘guidare’ un Club. Esattamente come è necessaria la patente per guidare un motorino, una macchina, una barca, un aereo. E per un Presidente  utile anche a ‘calmierare’ certe dichiarazioni, certi atteggiamenti. Soprattutto per non tornare a piangere ancora lacrime di coccodrillo – fatti di Milano docet, oltre i vergognosi ‘buu’ razzisti – magari anche a causa di certi comportamenti e di certe dichiarazioni. Che non fanno mai il bene del Calcio nostrano.

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