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Izzo mentì alla giustizia sportiva per paura di essere squalificato, la Figc può riaprire il caso (Il Fatto)

A rivelarlo sono le motivazioni della sua condanna a cinque anni per concorso esterno in camorra (Izzo continua serenamente a giocare)

Izzo mentì alla giustizia sportiva per paura di essere squalificato, la Figc può riaprire il caso (Il Fatto)
Cm Monza 04/03/2023 - campionato di calcio serie A / Monza-Empoli / foto Cristiano Mazzi/Image Sport nella foto: Armando Izzo

Armando Izzo gioca serenamente col Monza. Come ricorda il Fatto quotidiano,

è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva, per aver truccato la partita Modena-Avellino del 2014 (nella quale non giocò) in concorso con il boss del clan Accurso, che su quella sfidò puntò ingenti somme.

Roba da poco. Adesso – scrivono Vincenzo Iurillo e Lorenzo Vendemiale – la Procura Figc potrebbe riaprire il suo fascicolo.

Le motivazioni della sua condanna – pubblicate dal Fatto – svelano che

il processo sportivo si è basato su una bugia. “Deposizione condizionata dal timore di eventuali ripercussioni in sede di giustizia sportiva – si legge a pagina 6 – sicché la disamina dell’attendibilità dovrà tener presente tale aspetto”.

Ricorda Il fatto che

Nel 2017 Izzo fu squalificato in appello per soli 6 mesi (dopo i 18 comminati in primo grado). In quel momento gli inquirenti Figc avevano in mano gli atti di un’inchiesta chiusa da poco e non ancora approdata a processo. Non potevano sapere quel che sarebbe accaduto quattro anni dopo. È il 10 gennaio 2021 quando Izzo accetta di farsi interrogare in aula. Ha il diritto di tacere e di mentire. Però risponde. Dice cose diverse da quelle dette durante le indagini. Dettagli cruciali non combaciano: come avvenne l’incontro al ristorante con Accurso, se davvero era infortunato prima di Modena-Avellino e quindi sicuro di non giocare o se invece, come ammette in aula, simulò problemi muscolari perché aveva intuito la combine. Il pm Maurizio De Marco gliele contesta, l’avvocato Rino Nugnes gli chiede spiegazioni: “Perché sapevo che c’era di mezzo un processo sportivo e quindi sapevo che dicendo la verità lì mi avrebbero tagliato la testa, non avrei giocato più a calcio”.

Che succede adesso? Giustamente il Fatto si chiede:

E sul campo adesso come la mettiamo? Il condannato Izzo può continuare a giocare come nulla fosse? A quanto apprende il Fatto, la Procura Figc ha chiesto gli atti per valutare se ci sono gli estremi per processarlo una seconda volta (servono “fatti nuovi”), o quantomeno contestargli la falsa testimonianza. Il problema è la prescrizione, che scatterebbe facendo partire il conto dalla testimonianza, ma non dalle motivazioni.

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