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Izzo era a disposizione della camorra ed era al pranzo col boss Accurso per truccare le partite (Il Fatto)

Il Fatto pubblica le motivazioni della sentenza della condanna a cinque anni per concorso esterno in camorra. Izzo gioca in Serie A, nel Monza

Izzo era a disposizione della camorra ed era al pranzo col boss Accurso per truccare le partite (Il Fatto)
Mp Bologna 12/02/2023 - campionato di calcio serie A / Bologna-Monza / foto Matteo Papini/Image Sport nella foto: Armando Izzo

Armando Izzo (oggi calciatore in attività, gioca nel Monza, è spesso titolare) lo scorso maggio è stato condannato a cinque anni per concorso esterno nell’associazione camorristica del clan Vinella Grassi di Scampia e frode sportiva. E adesso il giudice Antonio Palumbo rende note le motivazioni della sentenza del Tribunale di Napoli. A riportarle è il cronista Vincenzo Iurillo del Fatto quotidiano che riporta stralci delle motivazioni. 

È stato condannato in primo grado eppure la sua presenza in campo non solleva alcuna polemica come invece avviene, giustamente, per Portanova condannato in primo grado per violenza sessuale. Come se l’associazione camorristica fosse ormai considerata un reato di secondo piano.

Ma passiamo alla cronaca di Iurillo.

“Nessuno dei suoi accusatori aveva o poteva avere un plausibile interesse ad inventare di sana pianta, ovvero a rielaborare strumentalmente, gli incontri ed i contatti avuti con lui ed è dunque provato che l’imputato in virtù del suo ruolo e della sua professione fosse un soggetto a disposizione del clan con un proprio vantaggio e/o tornaconto secondo l’ontologia e la struttura del cosiddetto concorrente esterno”.

Il riferimento è in particolare a un incontro di Izzo col boss Antonio Accurso e altri personaggi del clan, avvenuto in un ristorante di Casoria il 14 maggio del 2014. Una delle condotte che proverebbero, scrivono i giudici, “la sua disponibilità e la sua reale volontà funzionale (…) alle esigenze del sodalizio criminoso”.

Scrive Iurillo che Izzo

aderì alla proposta di Accurso di truccare alcune partite sulle quali il clan puntava, e vinceva, grosse somme di denaro, una parte delle quali ritornava nelle tasche dei calciatori. I fatti risalgono al 2014, quando Izzo militava in serie B nell’Avellino: è stato condannato per la partita Modena-Avellino del 17 maggio 2014 (sulla quale il clan puntò sul gol degli emiliani, poi effettivamente segnato) ed è stato assolto per la partita successiva, Avellino-Reggina.

Tra i mediatori della sua partecipazione all’accordo fraudolento ci sarebbero stati uno dei ‘senatori’ della squadra irpina, Francesco Millesi, e l’ex calciatore Luca Pini.

Decisive nei processi sono risultate le valutazioni di attendibilità delle dichiarazioni di Antonio Accurso, diventato nel frattempo collaboratore di giustizia. E decisive, in senso negativo per Izzo, le contraddizioni in cui il calciatore sarebbe caduto nella versione con la quale ha spiegato come e perché partecipò all’incontro nel ristorante, durante il quale si sarebbe delineato il piano per truccare Modena-Avellino.

“Se è vero – si legge nelle motivazioni – perché l’hanno riferito sia Accurso che Pini infatti che egli sopraggiunse e che quindi non era presente dall’inizio, è anche vero che non si spiega perché vi si sia recato e non sia stato in grado di offrire alcuna valida ragione della sua presenza diversa da quella posta a base della prospettazione accusatoria”.

Ed è “irrilevante” secondo i giudici che Izzo poi non sia sceso in campo per un infortunio muscolare. Avrebbe comunque avuto un ruolo nella combine “in caso contrario – scrive il Tribunale – davvero non si vede perché gli Accurso una volta convocato Izzo (al ristorante, ndr) e saputo e o supposto o anche solo dubitato della sua possibile assenza alla partita avrebbero dovuto comunque tenerlo presente nella ripartizione delle somme e soprattutto perché Millesi avrebbe dovuto considerarlo”.

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