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Sacchi: «Con me Leao non giocherebbe. Se non nasci con un certo temperamento, è difficile acquisirlo»

Alla Gazzetta: «Leao avrebbe tantissimo. Nel calcio però si gioca in undici, tutti devono correre e avere una posizione sul campo»

Sacchi: «Con me Leao non giocherebbe. Se non nasci con un certo temperamento, è difficile acquisirlo»
Db Milano 23/09/2023 - campionato di calcio serie A / Milan-Hellas verona / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Rafael Leao

La Gazzetta dello Sport intervista Arrigo Sacchi, storico ex allenatore del Milan, in occasione della partita contro la Juventus di domani sera a San Siro.

«Il Milan, molto nella partita dipenderà dal Milan. Se è un collettivo, deve giocare da collettivo: in quel caso metterà in difficoltà la Juventus, perché sappiamo già che la Juventus non riuscirà a giocare da collettivo. Difenderà con 10-11 giocatori e farà ripartenze, bene come sa».

Sacchi introduce già un concetto a lui caro. La collettività, il gruppo:

«Ci sono delle regole. In fase difensiva, una squadra che resta in 25-30 metri fa molta meno fatica. Quando il Milan ha la palla, dovrebbe fare meno lanci possibile per non allungarsi. Pioli è uscito dal tatticismo del suo passato, ora per me ha un dovere: non confondere i giocatori. Continui a dare un gioco, a cercare il palleggio corto».

Tra il Milan, i preferiti di Sacchi:

«Mi piace molto Reijnders, è completo, legge la partita, si muove molto. Anche Loftus-Cheek, ha forza. Pulisic non si muove male. Se è intelligente come dicono, perfetto».

E Leao?

«Con me non giocherebbe. io prima di prendere un giocatore guardavo molto la persona. E se non nasci con un certo temperamento, è difficile acquisirlo. Leao avrebbe tanto, tantissimo, e credo sia assolutamente un bravo ragazzo. Nel calcio però si gioca in undici, tutti devono correre e avere una posizione sul campo. Da noi correvano tutti».

Infine una battuta anche sulla vicenda delle scommesse:

«È un dispiacere per me, mi dispiace anche perché nei miei anni con le nazionali giovanili ho conosciuto qualcuno dei protagonisti. Mi viene in mente un episodio. Al Parma, a metà anni Ottanta, lasciai due giocatori che erano con me da anni perché parlavano solo di soldi. La mente umana può pensare intensamente solo a una cosa alla volta e non possono essere i soldi».

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