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Fagioli, il 23 maggio la polizia va a casa sua. Lui non nega nulla (Corsport)

Gli chiedono di un incontro in un bar di Torino con uno dei sospettati. A quel punto lui confessa tutto, anche alla Juve e alla Figc

Fagioli, il 23 maggio la polizia va a casa sua. Lui non nega nulla (Corsport)
Ci Lecce 29/10/2022 - campionato di calcio serie A / Lecce-Juventus / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Nicolo’ Fagioli

Nicolò Fagioli e le scommesse. Tutto nasce a maggio, come racconta il Corriere dello Sport, quando la polizia bussa a casa del calciatore della Juventus.

Il 23 maggio, suona al citofono la polizia. È questo il momento esatto in cui comincia il caso scommesse.

Gli inquirenti chiedono conto a Fagioli di un incontro, avvenuto nei giorni precedenti in un bar di Torino, con uno dei sospettati della maxi-inchiesta sulle scommesse.

Fagioli non nega nulla, tranne il tentativo di estorsione, e si dimostra subito collaborativo: «Ho scommesso» ammette, senza indugi, consegnando agli agenti il cellulare, il tablet e il pc. A quel punto, il 22enne si rende conto che il suo comportamento può avere pesanti ripercussioni in ambito sportivo e nelle ore immediatamente successive informa la Juventus, si rivolge a due legali e prende contatti con la procura della Figc, chiedendo un’audizione prima ancora che i magistrati di Torino trasmettano gli atti in Federcalcio. Gioca d’anticipo, con lucidità, nel momento di maggior caos. Poi scrive un messaggio su Instagram, di pancia, che molti in quei giorni spiegano con la voglia di reagire al brutto infortunio, ma che probabilmente nasconde un altro significato: «Ciò che non ti uccide, ti rende più forte».

Fagioli si era indebitato per quasi un milione di euro: minacce, ricatti, era terrorizzato (Corsera)

Fagioli, la sua vita, le sue dipendenze. Ne scrive il Corriere della sera con Monica Scozzafava.

Bambino cresciuto in fretta, punta tutto sul pallone. Via di casa e catapultato da solo in un mondo dove esistono soltanto il calcio e i soldi. Senza una base culturale, con qualche valore e tanta solitudine. È timido, si imbarazza facilmente, diventa subito rosso. Si è perso così, Nicolò. Neanche immaginando a cosa poteva andare incontro. E non è certamente un alibi.

Fagioli è un ragazzo solitario: pochi amici, una fidanzata storica, il cellulare come un’appendice del corpo. Da lì scommetteva, inizialmente per gioco, successivamente per necessità. Perché si era esposto finanziariamente e anche tanto. Deve restituire le somme che allibratori senza scrupoli gli hanno anticipato. Puntate su ogni cosa, ogni sport: calcio e non solo. Ammonizioni, tiri in porta, espulsioni. Mai sulla sua Juventus, pare. Così ha dichiarato agli investigatori che avranno riscontri dai suoi dispositivi mobili, il cellulare e i tablet sequestrati. Nicolò si è indebitato, la sua esposizione finanziaria è pari quasi a un milione di euro, il contratto (l’ultimo lo ha fatto lo scorso anno) non gli sarebbe bastato ad assecondare richieste così alte.

Qualche compagno lo aiuta e gli suggerisce di curarsi con un terapeuta.

Nicolò ha pochi amici, con qualcuno deve averne parlato: il peso era diventato insopportabile, qualche compagno lo ha aiutato. Richieste di soldi, minacce e ricatti. Vittima di un vizio e pure terrorizzato dalle relazioni pericolose. A settembre ne parla con la madre Laura, si autodenuncia e il mondo Juve prova a proteggerlo in qualche modo. La scelta di curarsi, di collaborare. Nicolò adesso fa terapia con uno psicologo esperto di dipendenze, serve tempo. E molto anche.

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