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Peaty: «La linea tra brutalità e sacrificio per vincere è molto molto sottile»

Il campione del nuoto a The Independent: “Oggi il mondo rifiuta il sacrificio, ma senza durezza non avrei vinto niente”

Peaty: «La linea tra brutalità e sacrificio per vincere è molto molto sottile»
Roma 24/06/2023 - torneo Settecolli / foto Image Sport nella foto: Adam Peaty

“C’è una linea sottile tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è”. Tra la fatica e il dolore e le privazioni che servono per vincere e la consapevolezza che il fine ultimo – il successo – ripagherà di tutto. Adam Peaty affronta, in un’intervista a The Independent, un tema sempre caldo, sul quale il Napolista intervistò anche Adriano Panatta.

Peaty recita una famosa frase di Mike Tyson: “Più mi avvicino al ring, più divento sicuro. Una volta sul ring sono un dio…”. Lui parla delle Olimpiadi di Parigi: “Più mi avvicino, più devo diventare un dio”.

Fino all’anno scorso Peaty dominava, in vasca. Veniva da una serie di otto anni di imbattibilità. Il tre volte campione olimpico detiene il record del mondo dei 50 e 100 metri rana, e ha vinto 32 titoli tra Olimpiadi, Mondiali, Europei e Commonwealth. Sui 100 rana i migliori 14 tempi della storia sono ancora suoi, anche li ha nuotati tutti tra il 2016 e il 2021. Gli è stato diagnosticato un disturbo da deficit di attenzione e iperattività, ADHD, che ha anche Phelps. Dopo la gloria a Rio e Tokyo sui 100 metri, Peaty ha la rara opportunità di diventare immortale vincendo tre medaglie d’oro consecutive in una gara individuale. Michael Phelps è l’unico uomo a esserci riuscito. Parla del limite facilissimo da superare, tra preparazione e tortura mentale e fisica.

“La gente non vuole sentire l’onestà di un atleta. Vincere e il benessere mentale sono incredibilmente difficili da realizzare allo stesso tempo. Dobbiamo sacrificare molto, ma sempre più in mondo rifiutiamo il sacrificio, vogliamo solo il risultato. Questo è il modo in cui vedo il mondo, è solo la mia opinione. La gente arriva, i ragazzi più piccoli, non tutti, ma vogliono tutto e subito”.

“Dobbiamo avvicinarci al limite per ottenere la performance? Un allenatore deve essere duro, deve essere brutale. Sono stato chiamato in tanti modi diversi e questo mi fa andare più veloce. Dico sì, vai avanti allora! Ma non tutti gli atleti sono così. Gli allenatori devono imparare. E impareranno. I migliori allenatori imparano il coaching individuale, una personalità molto diversa dalla mia non risponderebbe bene agli insulti. Io adoro quando la gente mi urla contro. Adoro quando le persone sono arrabbiate. Le chiedo (all’allenatore di Peaty, Mel Marshall) di urlare contro di me, di arrabbiarsi con me”.

“Non vogliamo perdere ciò che ci rende buoni. Ma non vogliamo diventare un ambiente dove non possiamo fare o dire nulla. Questo è il mio peggior incubo ed è il peggior incubo per i bambini. Abbiamo bisogno di essere umani, fare uno scherzo, ma anche di sapere quando lo scherzo finisce, metterci al lavoro ed è così che operano le migliori squadre del mondo”.

“Come possiamo proteggere la prossima generazione tra 10 anni dall’andare troppo oltre? Dobbiamo lavorare di più. Il tempo lo dirà. Questo è qualcosa che mi appassiona moltissimo. Ci deve essere una linea. Dobbiamo assicurarci che questa linea non sia troppo lontana. Non avrei potuto ottenere ciò che ho fatto senza il duro amore. Il mio cervello si spegnerebbe, sarebbe arrogante, come gli adolescenti, se non avessi qualcuno che mi sgrida. Mel è stata incredibile, senza di lei non avrei potuto farcela in questo sport. E forse non sarei l’atleta che sono oggi, forse ci sarebbe stato un nuovo tipo di atleta””.

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