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Evani: «L’unico a non aver scalato le gerarchie della Figc sono io, non capisco cosa mi rimproverano»

Alla Gazzetta: «Legittima la scelta della Figc, ma potevano essere gestiti meglio i tempi. Il Mondiale fallito? Mi pesa per come lo abbiamo buttato via».

Evani: «L’unico a non aver scalato le gerarchie della Figc sono io, non capisco cosa mi rimproverano»
Roma 11/06/2021 - Euro 2020 / Turchia-Italia / foto Uefa/ Image Sport nella foto: Roberto Mancini-Gabriele Oriali-Alberico Evani-Gianluca Vialli

La Gazzetta dello Sport intervista Alberico “Chiccho” Evani. Ha trascorso 13 anni nella nazionale italiana, per 5 anni è stato il secondo del commissario tecnico, Roberto Mancini. Ha lasciato Coverciano dopo l’Europeo. Racconta come è avvenuta la rottura e anche la proposta di allenare la nazionale femminile e quella, di Mancini, per guidare l’Under 20.

«Mi ha telefonato Roberto Mancini, mi ha spiegato che la Federazione voleva cambiare e intendevano propormi la Nazionale femminile. Qualche giorno fa ho chiamato il segretario Vladovich per chiudere ufficialmente il rapporto. Lì è venuta fuori la proposta dell’Under 20. Mi sono preso un giorno per riflettere e poi ho detto no grazie. Non potevo tornare indietro. Mi sono convinto che era l’ora di cambiare. Dovevo farlo prima, dopo l’Europeo. Era il tempo giusto. Ma sentivo di poter essere ancora utile. Non è facile lasciare un posto dove sei stato bene».

Amareggiato? Evani:

«No, la Federcalcio ha il legittimo diritto di cambiare. Credo che si voglia dare una scossa di novità, come nel ’18, e ripartire con tanti giovani bravi. Ci sta. Potevano essere gestiti meglio i tempi. A ridosso della scadenza del contratto sentivo Lombardo, Salsano… e ci chiedevamo: ‘Perché non si muove nessuno?’. Ora che le squadre sono già fatte, è difficile ricevere proposte di lavoro. Potevano comunicarcelo prima, la decisione l’avevano presa da tempo».

Alla fine della rivoluzione, è uscito solo Evani. Di sua volontà.

«C’era bisogno di fare spazio. Bollini e Nunziata hanno fatto buoni risultati e scalato le gerarchie federali, come tradizione. Tipo Di Biagio, partito dall’U20. L’unico che non ha scalato sono io… Anche Attilio, in base al percorso, meritava l’U21».

Mancini ha ampliato i suoi poteri. Non aveva la forza di scegliersi il secondo?

«Non lo so. Ripeto: c’era volontà di cambiare, per dare nuova energia. Bollini è un ponte con i giovani che dovranno entrare in squadra. Io so che Roberto mi considerava pronto per l’Under 21, ha suggerito la mia candidatura, ma la scelta è stata di altri. Io a Roberto non rimprovero nulla, i nostri rapporti sono ottimi. E neppure alla Figc. Ringrazio tutti per le opportunità e le soddisfazioni. Io ci ho sempre messo il massimo dell’impegno, della passione e dell’onestà. Non so cosa possano rimproverarmi».

Le spiace non aver vissuto un Mondiale da vice c.t.? Evani:

«Molto. Il Mondiale fallito nel 2018 mi pesa come quello perso nel 1994. Per il modo in cui lo abbiamo buttato via».

Evani dice di avere fiducia nell’Italia:

«I giovani buoni, come hanno dimostrato le Under, ci sono. Molti sono già pronti per il salto. Serve pazienza e l’aiuto dei club per farli giocare».

 Ora aspetta nuove proposte.

«Aspetto un buon progetto per ripartire. Anche in B, anche in un club che punti sui giovani. Ci lavoro da una vita. Non mi sono mai sentito un secondo, anche se l’ho fatto per qualche anno. Non avessi avuto esperienza e attitudini da primo allenatore, avrei avuto più imbarazzi a sostituire Roberto quando è stato male. Me lo ha riconosciuto anche Viscidi facendomi i complimenti. Ho alle spalle 10 anni nelle giovanili del Milan, 13 a Coverciano e uno in C con il San Marino. È il momento di una strada nuova».

Evani parla della Serie A.

«L’Inter era più forte, ora siamo lì. Il Milan ha acquistato fisicità, qualità e più opzioni. In attacco non dipende più dal solo Giroud. Può reggere due competizioni importanti. L’Inter resta una delle più attrezzate e aveva meno bisogno di mercato che è ancora lungo. I valori cambieranno».

Su Juve e Napoli:

«La Juve è quella che partirà con più fuoco dentro. Non può sbagliare ancora. Non ha bisogno di comprare. I giocatori ce li ha già. Per il Napoli non sarà facile ripetersi. Noi dopo l’Europeo, inconsciamente, abbiamo perso lo spirito di Wembley. Il Napoli ha anche un allenatore e idee nuove. Difficile, ma è la squadra campione contro pronostico».

Ancelotti c.t della Seleçao? Evani:

«Affascinante. Farebbe benissimo, come sempre: giocatori importanti, un carisma unico e un’organizzazione di gioco congeniale ai brasiliani».

Se Carletto la chiamasse?

«Volo».

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