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Inzaghi: «Ho temuto di avere la Sla, poi ho capito il problema e l’ho superato»

Dal libro “Il momento giusto”: «Ho smesso di giocare a causa di Allegri, sarei stato il collante nello spogliatoio ma non ha voluto»

Inzaghi: «Ho temuto di avere la Sla, poi ho capito il problema e l’ho superato»
Ci Reggio Calabria 08/10/2022 - campionato di calcio serie B / Reggina-Cosenza / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Filippo Inzaghi

Sulla Gazzetta alcuni estratti del nuovo libro di Pippo Inzaghi che racconta la difficile decisione di lasciare il calcio giocato. Il libro “Il momento giusto”, scritto insieme al giornalista Olivero, racconti alcuni interessanti aneddoti sulla carriera di Inzaghi.

Uno di questi parla della decisione di lasciare il campo da calcio, una decisione in cui ha influito parecchio Massimiliano Allegri:

«Era stato Allegri a chiudere la mia carriera da giocatore. Io e il Milan, infatti, nella primavera del 2012 avevamo trovato un accordo per prolungare di un anno il mio contratto. Io sarei stato un importante collante nello spogliatoio che nel giro di poco tempo aveva perso Maldini, Pirlo, Nesta, Gattuso, Seedorf. Elementi di spessore che avevano lasciato un vuoto profondo. Non avrei accampato alcuna pretesa… Galliani era felice di aver trovato insieme a me questa soluzione. Allegri invece la bocciò, non mi voleva più nello spogliatoio e lo disse al dirigente chiedendo che non mi fosse rinnovato il contratto. Per me fu una mazzata».

L’altro aneddoto racconta della paura di Inzaghi vissuta dopo aver smesso di giocare:

«Nell’autunno del 2015 per la prima volta il pallone era sgonfio: non rimbalzava più. E non riuscii ad assorbire la lontananza dal mio mondo, dal profumo dell’erba, dalla sacralità dello spogliatoio. Mi alzavo al mattino e non sapevo come arrivare a sera. Andavo in palestra, ma senza entusiasmo, solo per far trascorrere il tempo, riempire la giornata ed evitare che la noia e lo sconforto prendessero il sopravvento. Il mio corpo mi mandava segnali inequivocabili di malessere. Mi sono spaventato. Anzi, lo dico chiaramente e senza vergogna: ho avuto paura. Ho fatto quattro gastroscopie e altre analisi poco piacevoli, viaggiavo sempre con un borsello pieno di cd con ecografie e risonanze che mostravo a vari specialisti. Ho temuto di avere qualcosa di grave, perfino la Sla. Sono stati mesi di disagio e sofferenza, in cui faticavo a trovare una via d’uscita. Qualcuno lo chiama male di vivere, qualcuno in un altro modo, io ho preferito dribblare definizioni e diagnosi e affrontare la realtà. Ho capito qual era il problema e l’ho superato poco alla volta, circondandomi dell’amore della famiglia. I miei genitori sono stati eccezionali: hanno compreso ciò di cui avevo bisogno».

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